Parcheggi – Stangata per la sosta delle Suv a Milano: i Verdi vogliono imitare Parigi
Giro di vite per chi parcheggia una Suv a Milano. un’idea dei capigruppo dei Verdi a Palazzo Marino, Francesca Cucchiara e Tommaso Gorini, che sono al lavoro su una proposta per chiedere l’introduzione di una misura simile a quella di Parigi, dove è appena stato deciso un maxi rincaro delle tariffe di sosta per le ruote alte con un referendum farsa (ha partecipato il 5,5% dei cittadini col 54,6% di sì). L’iniziativa dei verdi milanesi potrebbe essere portata in consiglio comunale con un ordine del giorno, per quanto il sindaco Giuseppe Sala abbia già espresso qualche riserva. Noi abbiamo sentito direttamente i promotori, perché diciamolo subito il progetto non ci ha convinti. Meglio, allora, andare direttamente alle fonti. Sapranno argomentare le loro tesi.
Se le parole contano. Prima questione: come verrebbero individuate le sport utility? Proprio come a Parigi. Potremmo utilizzare gli identici criteri della capitale francese, ci dice Gorini. Vediamoli: le tariffe di sosta che lievitano nella ville lumière sono quelle non residenziali, applicate cioè ai proprietari non parigini di un automezzo a combustione interna o ibrido plug-in di peso pari o superiore a 1,6 tonnellate o di un veicolo elettrico oltre le due tonnellate (e pure i residenti parigini e i professionisti domiciliati che possiedano veicoli oltre il peso regolamentare devono pagare se li lasciano al di fuori della loro zona di parcheggio residenziale).
Un pasticcio garantito. Ora, per Milano, si porrebbero gli stessi problemi che già sorgono a Parigi: con i criteri testé menzionati, a subire la misura punitiva sarebbero non solo Suv e fuoristrada, ma anche berline e familiari. Inoltre, nella capitale francese, varie supercar a benzina non pagheranno la tariffa speciale, al contrario di diverse berline più economiche ma più pesanti: un paradosso che sarebbe valido pure all’ombra della Madonnina. Eloquente in tal senso l’immagine tratta dalla pagina Facebook della Cucchiara, che riprendere quella utilizzata dal Comune di Parigi, in cui si fa riferimento alle Suv, sostituendo semplicemente la parola Milano al termine Paris.
La scienza prt-à-porter. Quindi, seconda questione: quali sarebbero le basi scientifiche dell’idea? Il gruppo dei Verdi ha elaborato un suo teorema, liberamente ispirato a un report della Transport & Environment, associazione ambientalista spesso in contrasto con le Case automobilistiche: Negli ultimi anni la larghezza dei veicoli è aumentata con un ritmo medio di un centimetro ogni due anni, raggiungendo la media di 180 cm, vi si può leggere. Si tratta di dimensioni esagerate per gli spostamenti nelle città, spiegano i Verdi milanesi, che aumentano i rischi per la salute dei cittadini (poiché) all’aumentare di altezza e larghezza, crescono gli incidenti a causa di angoli ciechi e maggiore ingombro. Prego? Esiste, documentata da studi autorevoli e dati numerici, una correlazione diretta tra dimensioni del veicolo e numero di sinistri? Può essere e magari noi ce la siamo persa. Ma detta così, non ce ne vogliano Gorini e Cucchiara, somiglia tanto alla teoria delle scie chimiche.
Competizione per lo spazio pubblico della strada. La prosecuzione del ragionamento di Gorini fa emergere quella che appare la vera motivazione di fondo: la concorrenza tra diversi mezzi di mobilità per l’uso dello spazio stradale. Dice il capogruppo: Questo (le dimensioni dell’auto, ndr) inasprisce il conflitto per lo spazio in strada tra auto e altri utenti. Problema reale, certo. Soprattutto se pensi che la soluzione sia di buttare tutti nella stessa arena – auto, furgoni, moto, biciclette, monopattini – senza riguardo al tipo di strada. La mobilità urbana è un tema complesso, che richiede interventi specifici nelle diverse situazioni, le quali possono prevedere talvolta la coabitazione di mezzi differenti, altre volte una separazione dei flussi.
Se l’ambientalismo si fa classista. L’ultima considerazione dei Verdi è condivisibile nelle premesse, assai discutibile nelle conclusioni. Il peso elevato del veicolo fa aumentare le relative emissioni. Infine, crediamo che favorire la circolazione di auto più piccole vada a vantaggio anche di chi dell’auto ha bisogno: auto più piccole, infatti, vuol dire meno ingorghi e più possibilità di parcheggio per tutti. Esiste un problema oggettivo di peso eccessivo delle auto, anche per via di una transizione che – in questo stadio della tecnologia – impone l’aggiunta di accumulatori molto pesanti alla massa già considerevole delle auto moderne. Ma non si risolve con un balzello comunale. Esiste, altresì, un tema di irrazionalità tecnica nell’inondare il mercato di auto poco efficienti sul piano aerodinamico ed energetico. Ma il rincaro della sosta è come voler curare l’Ebola con un’aspirina. Infine, è altrettanto attuale l’esigenza di ripensare la mobilità urbana, arrivando pure a ipotizzare aree riservate alla circolazione di veicoli compatti, con cui spostarsi a bassa velocità: veicoli che siano semplici, a impatto ambientale basso o nullo e – soprattutto – accessibili alla maggioranza della popolazione come seconda auto. Oggi, tante famiglie di auto ne hanno una sola. E magari è una Suv di fascia media. Non li si può ogni volta bastonare, in nome di un ambientalismo sempre più elitario, classista e scollato dalla realtà.