Patente digitale – Ecco come funzioneranno i controlli
Il 23 ottobre è ufficialmente iniziata l’era della cosiddetta patente mobile, ossia la versione digitale del documento di guida (valida solo in Italia) da portare con sé nello smartphone. Con l’inizio della prima fase di sperimentazione sono arrivate anche le direttive del ministero dell’Interno sull’applicazione della novità ai controlli stradali.
Le cose da sapere. Partendo dal presupposto che, come stabilito dalla legge, la patente mobile è la versione digitale della patente di guida e che è un documento di riconoscimento equipollente alla carta di identità, il Viminale ha stabilito alcuni punti fermi che tutti i conducenti devono sapere:
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Dal 23 ottobre i cittadini che abbiano attivato la patente mobile (attualmente i primi 50 mila, progressivamente tutti gli altri secondo il calendario stabilito) possono esibirla, in occasione dei controlli su strada, attraverso il proprio dispositivo mobile.
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Gli agenti o i militari dovranno comunque verificare all’Anag (Anagrafe nazionale degli abilitati alla guida, la banca dati delle patenti della Motorizzazione civile) tanto l’esistenza quanto la validità del documento.
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Gli agenti o i militari dovranno consultare la Banca dati interforze per verificare che sulla patente non vi siano gravami, ossia provvedimenti di ritiro o sospensione.
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Nel caso in cui gli agenti o i militari contestino al conducente la violazione di una norma stradale che prevede il ritiro del documento, gli chiederanno comunque la consegna della card. Se non dovesse averla con sé al momento del controllo, dovrà provvedere a consegnarla in un secondo momento, recandosi fisicamente al comando.
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In occasione del ritiro su strada o al comando della patente fisica, gli agenti o i militari dovranno immediatamente aggiornare la banca dati interforze in modo da impedire al titolare di usare indebitamente la patente digitale.
Le criticità. Apparentemente va tutto bene, ma le criticità non mancano. Su tutte, l’impossibilità, per le forze di Polizia locale, di accedere alla banca-dati interforze del Ministero dell’Interno, “anche solo per visualizzare se all’automobilista occorra notificare il provvedimento di sospensione o revoca”. Un limite, spiega a Quattroruote il comandante della Polizia locale di Verona, Luigi Altamura, che “impedirà di svolgere pienamente una attività di controllo completa”, visto che “potendo consultare solo l’anagrafe nazionale degli abilitati alla guida si potrà fare solo una ricerca parziale. Su questo punto”, conclude Altamura, “chiediamo che il ministero dell’Interno faccia chiarezza, considerato che dal 2018 manca un decreto attuativo sull’accesso allo Sdi, il Sistema di indagine, da parte delle Polizie Locali. Sulle quali, però, permane l’obbligo di aggiornamento dello stesso sistema informatico”.