Ponte Morandi – Raggiunto laccordo tra Autostrade per lItalia e lo Stato

Un nuovo capitolo è stato scritto nell’annosa vicenda deirapporti tra Autostrade per l’Italia e lo Stato, nel quadro del conteziosoapertosi dopo la tragedia del Ponte Morandi dell’agosto 2018. Come moltiricorderanno, una parte cospicua del mondo politico aveva chiesto a gran voce,subito dopo il dramma di Genova, la revoca della concessione relativa a granparte della rete nazionale a pedaggio da parte dello Stato ad Autostrade perl’Italia, società appartenente, attraverso la holding Atlantia, per quota dimaggioranza alla famiglia Benetton. Rivelatasi di difficile attuazionegiuridica (e cambiato, nel frattempo, il quadro politico), la revoca si ètramutata in un accordo faticosamente raggiunto nella primavera scorsa per lacessione della società da parte di Atlantia a un nuovo gruppo di azionisti, comprendentiper la quota di maggioranza la Cassa Depositi e Prestiti (società pubblica diinvestimenti, controllata dal ministero per lo Sviluppo economico) e per laparti restanti fondi stranieri come Blackstone Infrastructure Partners e MacquarieAsset Management. Un’operazione dall’architettura finanziaria complessa, cheper essere portata a termine richiederà quasi un anno (il closing è previstoper marzo 2022). Nel frattempo, Autostrade per l’Italia ha portato avanti ilpiano d’interventi straordinari di manutenzione sulla propria rete, imposti anchedagli ispettori ministeriali che hanno rilevato situazioni di grave degrado sumolti manufatti, a partire dall’intera rete di viadotti e gallerie dellaLiguria (cosa che ha creato innumerevoli disagi agli utenti).

La svolta. In questo quadro, restavano però aperti ancora due temi: chefine avrebbe fatto la procedura di revoca della concessione, comunque avviatadallo Stato, anche se mai arrivata a conclusione? E chi avrebbe sostenuto lespese degli interventi in corso e di quelli futuri per la ristrutturazione diuna rete ormai obsoleta, una volta che la società fosse passata in manopubblica? C’era la possibilità che, oltre a incassare per la cessione una cifrastimata in circa 2,8 miliardi di euro, gli azionisti della famiglia Benetton potesserorisparmiare i futuri investimenti sulla rete, resi necessari dalla scarsa manutenzioneeffettuata durante gli anni della propria gestione, facendone ricadere glioneri sui nuovi proprietari, in gran parte appartenenti al pubblico. L’accordoraggiunto in questi giorni, che dovrebbe chiudere definitivamente il contenzioso,smentisce fortunatamente questa ipotesi.

I termini. L’intesa raggiunta tra Aspi e lo Stato prevede che lasocietà autostradale destini al risarcimento degli enormi danni causati dalcrollo del Ponte Morandi una somma complessiva di 3,4 miliardi di euro. Unaparte di questa cifra (760 milioni) è servita alla costruzione del nuovoviadotto San Giorgio, attuata dal consorzio di società comprendente WeBuild(gruppo Salini) e Fincantieri, e al risarcimento dei familiari delle vittime;un’altra cospicua parte (oltre un miliardo di euro) sarà invece riservata allarealizzazione di opere compensative per i danni subiti dalla città di Genova,attraverso la costruzione di un nuovo tunnel sottomarino e di un nuovo svincoloautostradale e altri interventi alla viabilità locale. La quota restante sarà, infine,riservata proprio alle opere di manutenzione straordinaria di cui abbisogna larete di Aspi. Particolare importante: a fronte di questi investimenti, lasocietà non avrà diritto, come invece avveniva quasi automaticamente inpassato, a rincari tariffari, che facevano di fatto cadere il peso delle operesulle spalle degli utenti. La società che nascerà dal completamento di questaoperazione, del resto, sarà chiamata anche ad adottare il nuovo schema diconvenzione tra Stato e gestori autostradali ideato dall’Authority deitrasporti, molto meno generoso nei confronti delle concessionarie rispetto alpassato. Schema che, per altro, non piace affatto agli azionisti delle altresocietà di gestione, alcune delle quali hanno di recente anche lasciatol’Aiscat, l’associazione delle imprese del settore.