Porsche 911 – S/T, il dito nella piaga

La Porsche S/T è una trovata diabolica per instillare il dubbio che no, non potrà esserci alcun futuro possibile per la sportività automobilistica. Se non alle condizioni di questa 911: supersound, 9.000 giri, carbonio utile a renderla la più leggera delle 992, maneggevolezza disarmante, velocità potenziali da farsi un esame di coscienza serio ogni volta che si sta per partire. Che poi. Partire per dove? Ovunque ci sia una strada da celebrare. O il momento giusto, intimo e inatteso, per dire: Sai cosa? Vado a farmi una guidata come si deve, con un cambio manuale a gestire questo mostro boxer (525 CV) infilato là dietro. Che a sostituire tutto questo ben di dio fatto di emotività, storia stessa dell’auto e tradizione, dovrà pensarci la transizione. Qualunque cosa sarà: troppa cultura tradizionale in questa S/T per non restare inciampati dentro ricordi di gloria, d’altronde.

Supercompleanno. In effetti questa 911 S/T festeggia i 60 anni della Porsche 911 omaggiando le S modificate sul finire dei Sessanta. Erano esse speciali perché potevano contare su un un Performance Package (che comprendeva cerchi specifici, assetto, upgrade al motore, alleggerimenti e via dicendo) che dava la possibilità di correre ai gentleman drive più audaci; o di possedere quel qualcosa in più a tutti gli altri. Per l’auto di “Butzi, in effetti, il Motorsport sarebbe stato (ed è) cosa serissima, roba da poter aspirare a Le Mans (categoria GT) o partecipare da eroi a competizioni come la 6 ore di Daytona o la 12 ore di Sebring; quelle 911 psichedeliche piluccavano il best of tecnico dalle 911 T ed R dei tempi, dando sostanza a quella che all’epoca veniva chiamata, nelle segrete della Porsche, S/T. Bene. Quest’ultima S/T ripropone quel copione partendo da un’altra base di partenza (GT3 Touring) e attingendo da altre banche degli organi, che comprendono parti di GT3 RS. E la morale è che la S/T che ho avuto per le mani rappresenta essenza purissima di tutto ciò che abbiamo imparato a desiderare nell’epopea dell’automobile. Sottoforma di distillato, due posti secchi.

 

Ripasso. Di lei (dei suoi 525 cv, degli alleggerimenti che la portano al peso record di 1380 kg e dei suoi scatti entusiasmanti) vi abbiamo raccontato tutto qui: sto parlando di un modello che più di altri incarna una storia importante. Ed è merito della cultura che sanno tramandare in Casa Porsche se ancora oggi ogni 911 riesce a cogliere le sfumature della passione automobilistica in modo unico. Ma sotto certi aspetti questa S/T va oltre ogni aspettativa.   

Vecchia scuola. Intanto: è una GT3 nel dna, ma non ha un cambio a doppia frizione. Non era intenzione della Porsche creare una velocista pura e quindi alla perfezione del PDK è stata preferita l’anima di un manuale (concessione: volendo la doppietta è automatica). Che poi vuol dire appagamento, quel tipo di cambio: specie se i rapporti sono stati accorciati dell’otto per cento (rispetto alla GT3 Touring) e, finezza che la dice lunga sull’attenzione riservata alle sensazioni del pilota, la leva del comando è stata accorciata di sette mm. Il cambio manuale è meno performante del doppia frizione dato che nessun umano potrà essere veloce e perfetto di un PDK, ma sa restituire sensazioni di guida classiche su un corpo vettura moderno. Anche i controlli elettronici, sotto un certo punto di vista, hanno subito un rintuzzamento: non c’è traccia dei rotori sul volante che modificano in un clic settaggi di sospensioni, logiche del cambio, acceleratore e sterzo; ci sono solo classici tasti da premere, per togliere decenni di sofisticazione dell’esp – quando vi sentite particolarmente confidenti – e lasciare nelle vostre mani uno dei pezzi in tiratura limitata da 314mila euro cadauno. Auguri.

Neoclassicismo. Anche e sopratutto per queste finezze, la 911 S/T è un’auto capace di sembrare una classica pur restando fermamente ancorata al potenziale garantito dalla tecnologia di oggi; combinazione capace di offrire su un piatto d’argento ai 1963 fortunati driver, tutto il gusto di ieri (quella certa analogici che si respira all’interno, complice d’elezione il cambio manuale) unito alla spensierata ferocia di cui sono capaci i motori moderni. Non solo. Questa S/T ricorda che in fondo gli anni ’60 che l’hanno partorita, non sono tanto diversi dai nostri ’20 che la osannano: le sportive erano e sono a benzina e la 911 – oggi come allora – incarna lo spirito di ogni driver. Sia di quelli che cercano un’auto per divertirsi in modo semplice (tanto al suo limite non arriveranno mai) sia di quelli capaci di spingere ogni auto al massimo e che proprio nei limiti di questa Porsche (il motore nel bagagliaio con le mirabili derive in cerca che ne conseguono) trovano spunti e opportunità di divertimento in quella sua antica e desueta distribuzione dei pesi.

Memorabilia. Tra gli scaffali della banca degli organi del reparto Porsche GT. Insomma: chi è e chi si crede di essere la Porsche 911 S/T

–  l’unico modo di avere il motore da 525 cV della RS con cambio manuale, rispetto alla Touring con il motore GT3.

– l’unico modo di avere la meccanica della RS con il bagagliaio davanti.

– 1380 kg. più leggera rispetto a tutte le altre 992 prodotte, quindi anche rispetto a GT3 manuale e pesa 70 kg in meno della GT3 RS PDK.

– l’unica 992 manuale con volano monomassa alleggerito e rapporti corti. L’8% meno della GT3 Touring, rispetto alla quale ha una leva del cambio più corta di 7 mm.

– Ha gli ingombri della GT3, quindi non ha le prese d’aria laterali, ed è larga 1,85 e non 1,9 metri.

– Costa 114.000 euro in più della GT3 Touring manuale. Ne costruiranno solo 1963, come l’anno di nascita della 911, ed è liberamente ispirata alla filosofia con cui Porsche regalò, sin dalla fine degli anni ’60, un modello S speciale, dedicato a chi era in cerca di Motorsport. Sigla interna di progetto, ST. Appunto.  

– Riduce di 0,2 secondi l’accelerazione 0-100 rispetto alla Touring manuale ma perde 20 km/h di punta massima per via dei rapporti corti, che però riducono di 0.8 secondi 1’80-120 in quinta e di 0.7 secondi 1o 0-200.

Tanti auguri. La verità è che non avrebbe potuto esistere un sessantesimo anniversario festeggiato in modo altrettanto colto. E non c’è nessun’altra auto che merita di festeggiare in modo così impetuoso. La S/T è un’esperienza che mette in allerta su una serie di considerazioni. Come ad esempio il fatto che quando alla Porsche mettono mano al loro totem (911) con versioni tanto iconiche (S/T), riescono a mettere in crisi il sistema: difficile immaginare un approdo della transizione di cui stiamo spettatori, salpando da dosi di testosterone di questo livello. Le Case auto che riusciranno a recuperare questo divario emotivo avranno da dimostrarsi super. Prosit, 911. Altre 60 di queste candeline.