Range Rover Velar – Mostruosa con il plug-in

La Velar occupa un posto importante nella gamma Range Rover, appena un gradino al di sotto della regina “Range” Sport. Lanciata nel 2017, la Suv medio-grande (è lunga 4,80 metri, alta 1,68 e con un passo di 2,87) si è ritagliata un suo spazio, anche per via della sua linea sinuosa ed elegante, con richiami al mondo nautico, oltre che per le sue doti stradali. Di recente il modello si è rinnovato con il Model Year 2024, con un listino che parte dai 71.100 euro della versione 2.0 Si4 250 CV 4WD Auto S. Noi invece abbiamo provato l’ibrida plug-in, 2.0 I4 404 CV 4WD Auto, in versione Dynamic HSE, che costa 99.000 euro.

Sguardo penetrante. Gli aggiornamenti, un po’ in parallelo con quelli che hanno toccato anche la sorella minore Evoque (di cui parleremo a breve), riguardano l’estetica, gli interni e i powertrain. I primi vanno ad affinare una linea già molto slanciata, e si possono sintetizzare in gruppi ottici anteriori più sottili Pixel Led (dotati, tra l’altro, di tecnologia Adaptive front Lighting e Dynamic bend Lighting), calandra tridimensionale, parte inferiore del fascione rivista e, in coda, luci “slim” con nuove sequenze animate e differente grembialatura.

Minimalismo. Nell’abitacolo, come già avvenuto sulla Range Sport e da poco sull’Evoque, si è passati da due a un solo schermo centrale touch, del tipo a vetro curvo da 11,4″ del sistema Pivi pro, che integra anche l’assistente Amazon Alexa e gli aggiornamenti OTA (over-the-air), concentrando le funzioni principali dell’auto ed eliminando, di fatto, i comandi fisici (quelli sul volante restano). L’interfaccia è chiara, rapida quanto basta, ma per attivare, per esempio, la climatizzazione o regolare il volume lato passeggero, bisogna toccare le icone presenti sulle fasce verticali esterne del monitor, non troppo ampie. La rivisitazione della console ha permesso di disporre di maggiore spazio per sistemare oggetti e il caricatore wireless. Vengono offerti rivestimenti dei sedili di pelle e, in alternativa, come sull’esemplare del test, l’originale misto-lana Kvadrat abbinato a un tessuto traforato. Come sulla Evoque, è possibile dotare la Velar del sistema Cabin Air Purification Plus, che filtra le particelle d’aria PM 2.5 e della CO2, aumentando il confort di bordo.

Mild e plug-in. Le motorizzazioni della Velar MY24 prevedono unità benzina 2.0 250 CV e i diesel mild hybrid 48 V a quattro e sei cilindri in linea, rispettivamente da 204 e 300 CV; al top c’è la plug-in hybrid P400e, che eroga ben 404 CV e 640 Nm in totale, abbinata al cambio automatico a otto marce. Questa versione, rinnovata nel software, nella batteria (ora da 19,2 kWh e in grado di ricaricare fino a 50 kW) e nell’autonomia (fino a 64 km nel ciclo Wltp), è equipaggiata con un powertrain costituito da un 2.0 turbo da 300 CV e da un’unità elettrica da 143 CV.

Posizione dominante. Sulla Velar lo stacco dalla Evoque si sente e non solo in termini di spazio. Si sta seduti in alto, non come sulla Range, ma con una buona visuale. E si sta comodi, grazie a una poltrona ampia, ben regolabile, che sostiene a dovere la schiena. Prima di partire, il computer di bordo recita quanto segue: 89% di livello di carica batteria, 46 km di autonomia in Ev e 514 km di raggio d’azione complessivo. Sono in modalità Hybrid e parto, spendendo elettroni, fino a esaurirli. Non avevo mai guidato la Velar, quindi per me è tutto nuovo. Ci si muove subito in elettrico, con un’agilità superiore alle aspettative. La vettura non è rigida, ma si rivela un valido compromesso pensato per andare bene su tutti i terreni, off-road incluso, obviously. Quando affondo il piede destro sul gas, c’è solo un lieve ritardo di risposta nel kickdown, poi il powertrain si esibisce in una progressione esaltante. Si passa da 50 a 130 km/h in meno di un amen, ma con stile e in modo fluido. Bisogna gestire tanta progressione, perché la spinta muove come una compatta un’auto che pesa 2.300 chili. Impressionante e con tanta trazione.

Scorrevole. Poi, se si vuole viaggiare con un filo di gas, si va spediti comunque. E quasi in totale silenzio, perché nell’abitacolo di rumori ne filtrano pochini: solo qualche lieve fruscio oltre i 130 km/h, ma nulla dal fondo stradale. Insomma, la Velar Phev sembra fatta apposta per viaggi veloci, non affaticanti, con la possibilità di effettuare sorpassi fulminei. Tra le curve la Velar Phev si rivela sincera e piacevole, con una buona escursione delle sospensioni adattive: il rollio, quindi, c’è, poi l’appoggio sicuro si trova sui pneumatici 265/45R21. Non è auto da misto stretto, ma da sequenze lunghe e “aperte”. E i consumi? Nel nostro test ci siamo fermati a 8,6 litri/100 km, guidando in maniera vivace e, a un certo punto, anche priva dell’aiuto elettrico (ma il livello di carica si può “salvare” e in parte ripristinare in marcia, impiegando benzina): con un piede più leggero, però, si possono raggiungere percorrenze decisamente migliori.