Riva – La storia dell’Aquarama Lamborghini

L’Aquarama è forse il motoscafo più iconico nella storia della nautica da diporto. Il nome di questo modello, in produzione dal 1962 al 1996, si deve al suo parabrezza avvolgente, che ricordava i grandi schermi Cinerama popolari negli anni Sessanta. Furono proprio le star del cinema, infatti, a far diventare questo runabout elegante, potente e senza tempo un vero e proprio status symbol. Nei cantieri Riva di Sarnico, sul Lago d’Iseo, ne furono costruiti 769 e oggi vi raccontiamo la storia del numero 278, commissionato da Ferruccio Lamborghini in persona nel maggio del 1968.

Quando due V8 non bastano. Il fondatore della Casa di Sant’Agata Bolognese, non pago dei V8 standard che il suo Aquarama avrebbe montato, chiese a Carlo Riva d’installare una coppia di V12 Lamborghini da 4.0 litri e 350 cavalli ciascuno. In questo frangente furono determinanti sia il contributo di Lino Morosini, all’epoca capo della divisione motori della Riva e responsabile del progetto, sia quello del collaudatore Lamborghini Bob Wallace. Nessuno meglio di lui, infatti, conosceva tutti i segreti di quei dodici cilindri che, in questo caso, andavano appaiati e convertiti all’uso nautico. Dopo la messa a punto, il regime di utilizzo andava dai 700 ai 5.000 giri/min e vantava una coppia formidabile che, grazie a numerose modifiche, era già disponibile “in basso” e consentiva all’Aquarama di sfiorare i 50 nodi di velocità massima.

Sound unico. Impaziente, il buon Ferruccio insistette per poterlo avere in acqua già nel mese di agosto: le maestranze guidate da Carlo Riva lavorarono giorno e notte per circa 90 giorni, terminando il motoscafo entro la scadenza prevista. Girando la chiave d’accensione e premendo i due pulsanti di avviamento, il ruggito baritonale di questo Aquarama riempiva la banchina, mentre le sei coppie di carburatori Weber doppio corpo ripartivano le giuste dosi di aria e benzina agli assetati cilindri bolognesi.

Dimenticato e poi ritrovato. Ferruccio è stato proprietario di questo gioiello per vent’anni, fino a quando – nel luglio 1988 – decise di cederlo al caro amico Angelo Merli. Quest’ultimo, forse intimorito dalla costosa manutenzione dei motori di Sant’Agata, optò per montare due unità V8 come da prassi. Alla morte di Merli, avvenuta nel 1993, gli eredi non ebbero interesse nel mezzo e per anni non se ne seppe più nulla: rimase sotto il telo di un cantiere fino a quando fu rintracciato da un collezionista che lo acquistò, ritrovando all’interno della barca la fattura di vendita originale firmata da Ferruccio. Grazie a un meticoloso restauro curato dal cantiere specializzato Riva World di Uithoorn (Paesi Bassi), l’Aquarama è finalmente tornato al suo splendore originario. Lo scafo di legno è stato ripreso, carteggiato, riverniciato; gli interni sono stati ripristinati e i sedili rifoderati; gli otto cilindri sono stati sostituiti da una coppia di V12 Lamborghini come da progetto originale, grazie all’aiuto di Fabio Lamborghini – nipote di Ferruccio e allora curatore dell’omonimo Museo di Dosso, Ferrara – nonché dei già citati Morosini e Wallace. Accuratamente ispezionato dagli esperti di Automobili Lamborghini e del Polo Storico, questo Aquarama unico al mondo è oggi di proprietà di un armatore italiano e fa parte della collezione del Museo Riva di Bellini Nautica, sul Lago d’Iseo.