Sparco – Come nasce la leggerissima tuta di Max Verstappen – VIDEO
Cinque stabilimenti in Italia, con il quartier generale a Volpiano (Torino), sei in Tunisia e uno negli States. E oltre mille rivenditori sparsi in più di 100 paesi. Oltre 1500 dipendenti e un fatturato che nel 2022 ha superato i 142 milioni di euro: sono questi i numeri che contano della Sparco, una delle più significative realtà del motorsport mondiale e un orgoglio italiano. Un’azienda che vanta ben 46 anni, essendo stata fondata nel 1977 da due giovani piloti torinesi che volevano rendere più sicuro il mondo delle corse, all’epoca costellato da tanti, gravi incidenti. La FIA, a sua volta, intendeva dare una risposta a tutto ciò, e l’allora neonata Sparco raccolse il guanto – è proprio il caso di dirlo – di sfida.
Iridata dopo pochi anni. I primi, grandi successi arrivano nel 1983, a sei anni dall’inizio dell’attività, con Nelson Piquet (Brabham-BMW), che con la tuta Sparco si aggiudica il Mondiale Piloti di F.1. Una stagione speciale, quella, perché la vittoria arriva anche dai rally mondiali, in cui la famosa Lancia 037 monta un sedile realizzato dalla ditta torinese (e Markku Alén sfoggia una tuta Sparco Martini Racing). Da allora, i trionfi, internazionali e nazionali, non si contano più dalle parti di Volpiano. La Sparco è diventata un’azienda di grande successo, conosciuta in tutto il mondo. Ma oggi qual è il suo business?
Tute ignifughe e sedili. La parte più importante del fatturato è costituita dai prodotti racing (abbigliamento ignifugo, sedili, componenti di sicurezza), con, in particolare, il focus su tute da corsa, guanti, scarpe, sedili, caschi, rollbar e accessori tecnici per vetture. Subito dopo la parte Oem (Original equipment manufacturer), per l’azienda c’è la realizzazione di parti di carbonio per le supercar e commesse di sedili per Case prestigiose come Ferrari, Lamborghini, Ford (per la GT), Porsche, Bugatti, atelier come Dallara e Pininfarina e il gruppo Stellantis. Segue la sezione dedicata al Teamwork, quindi abbigliamento tecnico da lavoro e scarpe antinfortunistica. Infine, c’è il gaming, la parte più piccola, ma in ascesa.
Vestire Verstappen. Il gruppo torinese oggi è conosciuto soprattutto per l’abbigliamento e le componenti di sicurezza per il motorsport. L’oggetto principe è la tuta da corsa (nel video allegato vi mostriamo come nasce quella del campione del mondo di F.1, Max Verstappen), poi ci sono i sedili, i volanti e le cinture racing, sviluppate per ogni campionato. La Sparco è presente infatti nell’offroad, alla Dakar, nei rally, in tutti i campionati formula, in quelli GT, ed è partner del GT Italiano, del British GT (SRD) e del Campionato Italiano Rally, di cui è “title sponsor”.
Forti anche nel karting. L’azienda di Volpiano è presente anche nel karting, con tutta l’accessoristica di abbigliamento stato anche sviluppato il settore dei capi per il team, dalle tute, alle t-shirt e alle giacche invernali, tutto rigorosamente disegnato, sviluppato e prodotto negli stabilimenti di proprietà, con un livello di servizio e rapidità di esecuzione che oggi è la vera chiave del successo. A ciò si aggiungono tutti i prodotti in co-branding con i team, di cui negli anni Sparco è, o è stata, partner. Due esempi: la linea heritage Sparco-Martini Racing, che rievoca le gloriose stagioni della squadra Lancia e, da pochi mesi, la linea Sparco M-Sport Ford, dedicata al team protagonista nel Mondiale Rally e ai suoi supporter.
Chi fa cosa. Altra divisione importante è quella che crea compositi di carbonio, nello stabilimento di Leinì e in quello in Tunisia. Si parla della realizzazione di vetroresina e carbonio per sedili, di selleria d’alto livello, e gusci per sedili stradali e da corsa in numero elevato. A Leinì, in particolare, vengono prodotti vetroresina e carbonio per i sedili, gusci racing e performance, come pure le componenti strutturali e di carrozzeria delle maggiori supercar (Alfa Romeo, Bugatti, Ferrari, Koenigsegg, Lamborghini, Porsche, Alfa Romeo). La presenza produttiva si articola in sedi in Italia e in Tunisia, dove vengono realizzati tutti gli articoli racing e karting, nonché tutta la componentistica in carbonio al servizio del settore Oem. A completare il ciclo si aggiungono le divisioni Metal e Painting (sempre in Italia e in Tunisia), che consentono all’azienda una piena verticalizzazione in tutte le sue linee.
Dall’amatore al professionista. Per quanto riguarda le tute, vengono offerti prodotti di tutti i livelli, con un range molto ampio di taglie: si parte dai modelli standard, con un prezzo più abbordabile, per passare a quelli di fascia media e top. In genere è il peso che gioca un ruolo fondamentale. Molto importante per l’azienda è la linea Full-Efficiency, che include scarpe, guanti e tuta: prodotti che hanno dal 50% all’80% di materiale rigenerato, cioè recuperato dagli sfridi delle lavorazioni tradizionali. In pratica si fanno tornare gli sfridi a filo mediante un processo di filatura. Vengono quindi riportati a tessuto, che mostra una texture caratteristica. La Full-Efficiency, oggi, è di livello medio-alto: non si è ancora riusciti a realizzare una tuta di F.1 di questo tipo, perché attualmente il modello di punta di tale linea è ancora leggermente più pesante di quello utilizzato oggi nel circus iridato. Ma ci si arriverà, è solo questione di tempo.
In F.1 con i campioni. Oggi, la Sparco fornisce i team di F.1 McLaren e Red Bull Racing: indossano quindi le tute torinesi, Oscar Piastri e Lando Norris, Sergio Pérez e il campione del mondo in carica, Max Verstappen. Questi piloti vestono interamente Sparco, incluse le cinture della monoposto, realizzate di titanio e alluminio ricavate dal pieno, le più leggere al mondo: meno di 500 grammi. Negli ultimi anni anche le tute di F.1 sono diventate più light. A Volpiano sono stati sviluppati diversi compound, con i sandwich che formano i tessuti tendenzialmente sempre a triplo strato, che fino a qualche anno fa dovevano resistere 11 secondi al fuoco diretto, saliti a 12 dal 2018 su richiesta della Fia, che ha voluto innalzare gli standard. La Sparco non solo è riuscita a superare questo limite, ma a ridurre ulteriormente il peso delle proprie tute. L’azienda continua a sviluppare sempre un triplo compound, ma molto più leggero di prima. Per la tuta di Verstappen (che ha una statura un po’ più alta) si rimane oggi al di sotto dei 630 grammi, mentre per Pérez si scende a 560 grammi. Ricordiamo che anni fa la tuta poteva pesare anche un chilo e mezzo. Il progresso nel motorsport è anche questo: meno peso, più sicurezza.