Stati Uniti – Ford, GM, Stellantis: al via uno sciopero “storico”

Negli Stati Uniti, è iniziato da poche ore uno sciopero che ha una valenza storica: i membri del sindacato UAW (United Auto Workers) hanno mantenuto la promessa di incrociare le braccia in seguito all’esito negativo delle trattative sul rinnovo del contratto di lavoro con le tre “Big di Detroit”. Si tratta della prima volta nella storia del settore automobilistico statunitense che una vertenza sindacale colpisce contemporaneamente tutti e tre i maggiori costruttori degli Stati Uniti: Ford, General Motors e Stellantis.

Sciopero “mirato”. Sui 146 mila lavoratori iscritti al sindacato, sono 12.700 quelli che hanno deciso di abbandonare la propria mansione presso tre impianti di assemblaggio: le fabbriche della General Motors a Wentzville, in Missouri, della Ford a Wayne, in Michigan, e di Stellantis a Toledo, in Ohio. Per ora, hanno incrociato le braccia solo gli operai dei reparti verniciatura e delle catene di montaggio. Del resto, i rappresentati sindacali, a partire dal presidente dello Uaw, Shawn Fain, sono sempre stati chiari: lo sciopero deve essere “mirato”, ossia destinato a colpire le attività più importanti dei tre costruttori e a produrre conseguenze anche sui maggiori fornitori di componentistica. Infatti, i tre impianti sfornano tra i modelli più redditizi e popolari delle “Big Three”, tra cui il pick-up Ranger, la Suv Bronco della Ford e le Jeep Wrangler e Gladiator. 

L’esito delle trattative. Lo sciopero, che per ora coinvolge 5.800 dipendenti di Stellantis, 3.600 della GM e 3.300 dell’Ovale Blu, è solo l’ultima prova delle crescenti tensionitra sindacato e costruttori. Fain si è sempre dimostrato battagliero e più che fermo nell’obiettivo di spingere le controparti ad accettare richieste che sin da subito si sono dimostrate decisamente ambiziose, a partire da aumenti salariali del 46% per arrivare a una settimana lavorativa di 32 ore. I costruttori hanno ovviamente presentato delle controfferte, ma non sono riuscite a soddisfare le pretese del sindacato, neanche dopo che quest’ultime erano state ammorbidite per la mediazione del presidente Joe Biden. D’altro canto, Fain non ha alcuna intenzione di recedere: lo dimostrano le ultime minacce di uno sciopero a oltranza. Tanto più che le stesse “Big Three” non sembrano intenzionate a cedere.