Stellantis – Ex uffici, fabbriche, sedi: il lento addio alla Torino di Agnelli e Marchionne

Con il diffondersi della notizia della messa in vendita, da parte di Stellantis, della storica palazzina di via Nizza 250, si chiude un altro capitolo della lunga storia d’amore tra la Fiat e Torino, giunta ormai molto vicina al capolinea. Ha un valore fortemente simbolico il fatto che il gruppo intenda lasciare la proprietà dell’edificio, peraltro vincolato dalla Soprintendenza ai beni architettonici per la sua rilevanza, nel quale si trovavano gli uffici di Gianni Agnelli e Sergio Marchionne. L’ennesimo capitolo della separazione tra l’azienda e quella che, un tempo ormai lontano, era la nostra piccola (ma neanche tanto) Detroit.

Gigante addio. Oggi, a livello produttivo, la presenza di Stellantis si riduce a una parte di Mirafiori e all’ex stabilimento della Bertone di Grugliasco, acquisito nel 2009. La Mirafiori di oggi, però, è solo un lontano ricordo di quella che fu: un colosso che si estendeva per 2 milioni di metri quadrati, che, alla fine degli anni 60, era arrivato a dare lavoro a 60 mila persone. Una città nella città, della quale aveva stravolto il tessuto sociale, facendo sì che la popolazione di Torino, tra il ’46 e il ’66, quasi raddoppiasse; un gigante entrato a far parte a buon diritto della storia nel nostro Paese, con vicende come l’inaugurazione del 15 maggio 1939 alla presenza di un Mussolini accolto con freddezza dalle maestranze, la stagione degli scioperi, dell’anarchia in fabbrica e della violenza (culminata nell’assassinio del dirigente Carlo Ghiglieno), la celebre marcia dei 40 mila, il declino e la lenta e parziale ripresa. Già nel 2005 fu Sergio Marchionne a sottoscrivere con il Comune un protocollo d’intenti per la cessione all’ente pubblico di grandi spazi dell’ex fabbrica, nell’area di 300 mila metri quadrati compresi tra via Settembrini, corso Tazzoli e corso Orbassano, conservando comunque nello stabilimento la produzione della Fiat Grande Punto. Da Mirafiori, oggi, escono le 500 elettriche e la Maserati Levante (in attesa delle future GranTurismo e GranCabrio); nel complesso trovano spazio anche un Battery Hub, il Motor Village e, nei locali dell’ex Officina 81 di via Plava l’Heritage Hub, consacrato alla memoria storica. Delle auto, non della fabbrica.

I grani del rosario. L’abbandono, sia pur parziale, di Mirafiori non è stato che una delle tante tappe della de-piemontizzazione del gruppo Fiat, passata attraverso la realizzazione e valorizzazione degli stabilimenti di Melfi e Cassino e, all’estero, di quelli in Brasile e Polonia. Anno dopo anno, in città vennero lasciati prima (nel 1997) gli uffici di corso Marconi (il cui nome a lungo era stato utilizzato come sinonimo dell’azienda stessa o, quanto meno, della sua dirigenza), poi quelli di corso Matteotti, per concentrare le attività al ristrutturato Lingotto, storica fabbrica del gruppo. L’hinterland, invece, vide cessare via via le attività della Lancia a Borgo San Paolo e a Chivasso (nel 1993) e della Fiat a Rivalta (struttura dal 2018 utilizzata per la ricambistica e accessoristica della Mopar). Borgo San Paolo, che è stata anche sede del Reparto Corse Fiat nei suoi anni di maggior gloria, era, storicamente, un intero rione Lancia, dove vivevano migliaia di dipendenti dell’azienda: fu oggetto nel 1942 di pesanti bombardamenti da parte degli Alleati, come avvenne a molte altre fabbriche automobilistiche italiane (su tutte, il milanese Portello dell’Alfa Romeo, semidistrutto dai raid angloamericani). Risale a pochi giorni fa la notizia dell’avvio della demolizione dei complessi un tempo della Lancia tra le vie Issiglio e Caraglio, per far posto a complessi residenziali, giardini e attività commerciali. Ora, dunque, anche la palazzina di via Nizza dovrà trovare un compratore, aggiungendo una lapide alla malinconica Spoon River di quella che a lungo è stata la città italiana dei motori per eccellenza e che ha dovuto trovarsi nuove vocazioni.