Stellantis – I malumori degli azionisti: “Tavares guadagna troppo”
Capita di rado che le assemblee degli azionisti votino contro uno degli ordini del giorno proposti dal management. Eppure, oggi è successo. I soci di Stellantis non hanno approvato la risoluzione relativa alla politica di remunerazione del consiglio di amministrazione: il 53,12% dei presenti all’assise ha espresso voto contrario, mentre si è dichiarato favorevole il 47,88%. Dunque, l’ordine del giorno non è passato, al contrario di quanto avvenuto con altri punti in agenda, come la distribuzione di dividendi per un totale di 3,3 miliardi. A sollevare le perplessità di alcuni azionisti è stata la remunerazione dell’amministratore delegato Carlos Tavares, pari a 19,15 milioni di euro tra salario fisso, componenti variabili e opzioni.
La difesa. L’azienda, per bocca del presidente John Elkann, ha difeso la proposta, ricordando che il voto assembleare non è vincolante e sottolineando, comunque, l’intenzione del gruppo di tener conto delle indicazioni dei soci. Elkann, in risposta alle critiche di un socio, ha anche fatto presente come la remunerazione di Tavares sia legata ai risultati record raggiunti nel 2021 e alla nuova dimensione raggiunta dal costruttore dopo la fusione tra FCA e PSA. Inoltre, la parte fissa rappresenta solo il 19% del totale (1,98 milioni di euro), mentre il restante 81% è composto da elementi variabili relativi a performance, futuro pensionamento e bonus vari. Il voto contrario dell’assemblea va letto all’interno del dibattito scatenato da un piccolo socio, Phitrust, secondo il quale il pacchetto di compensi sarebbe in realtà di 66 milioni di euro per il solo 2021. Stellantis ha bollato come false tali cifre ma, intanto, si è scatenata la bagarre in Francia. Gabriel Attal, portavoce del governo (titolare di oltre il 6% del capitale tramite BpiFrance), ha parlato di compensi non normali e chiesto una maggior regolamentazione a livello europeo, mentre i sindacati hanno letteramente stroncato la remunerazione.
Gli altri argomenti. Detto questo, l’assemblea è stata anche l’occasione per Tavares per illustrare il passato e ancor di più il futuro del gruppo, a partire dal cronoprogramma di lancio dei 100 nuovi modelli previsti dal piano Dare Forward 2030. Sul fronte dell’elettrico, ai 19 Bev già in vendita se ne aggiungeranno 13 in due anni, per un totale di 32 a fine 2023, 45 nel 2024 e 70 nel 2027. “Dal 2024 i brand luxury lanceranno solo nuovi modelli elettrici, dal 2025 toccherà ai brand premium e dal 2026 a tutti i brand in Europa”, ha ribadito Tavares.
Risultati record. “Nel 2021 abbiamo registrato risultati di esercizio record e siamo diventati il quinto produttore di veicoli elettrici a batteria al mondo. Malgrado le condizioni avverse, inoltre, abbiamo registrato risultati di esercizio record, ha dichiarato Elkann in apertura di assemblea. ”Viviamo un’epoca senza precedenti, caratterizzata da livelli inconsueti di incertezza. Tuttavia, l’agilità ci consentirà di centrare gli obiettivi che abbiamo individuato nel nostro piano strategico a lungo termine. stato un anno straordinario – ha rimarcato Tavares – anche se è stato un anno molto impegnativo che ci ha messo davanti a tre grandi sfide: la carenza di semiconduttori e le tensioni sulla catena di approvvigionamento; il rincaro delle materie prime; e le nuove regole europee su emissioni e motorizzazioni”. Nonostante le incertezze e le incognite del momento, Tavares ed Elkann hanno confermato gli obiettivi del piano al 2030, i target per il 2022 (margine operativo a doppia cifra e flussi di cassa elevati) e i 30 miliardi di euro di investimenti sull’elettrificazione annunciati all’EV Day dello scorso luglio. “Abbiamo davanti a noi un presente entusiasmante e un futuro ancora più entusiasmante”, ha rassicurato in conclusione Elkann.