Tesla Autopilot – Musk voleva usare i filmati delle telecamere per difendersi nelle cause
Elon Musk avrebbe insistito per utilizzare la telecamera interna all’abitacolo delle Tesla quella adibita al monitoraggio dell’attenzione – per registrare video del comportamento dei conducenti, allo scopo di poterli poi utilizzare come prova per difendersi dalle indagini in caso di incidente: il retroscena è emerso dall’ultima biografia sul magnate di origine sudafricane e mette nuovamente in discussione la politica della Casa americana nella gestione dei dati e la tutela della privacy dei propri clienti. Una questione per la quale, tra l’altro, la Casa è stata oggetto di azioni legali negli Stati Uniti.
La disputa interna sulla privacy. Le Tesla sono state in passato al centro di episodi molto discussi, incidenti finiti nel mirino dell’Nhtsa (l’ente federale per la sicurezza negli Usa) per presunte falle nei sistemi di assistenza alla guida (Autopilot o FSD). Elon Musk, convinto che le responsabilità di tali sinistri fossero in realtà da attribuire al comportamento dei conducenti, e non ai dispositivi di cui sono dotate le vetture, in una riunione avrebbe quindi suggerito si legge nel libro – di usare i dati raccolti dalle telecamere delle auto, una delle quali interna e puntata sul guidatore, per mettere in evidenza gli eventuali errori alla guida. L’input del numero uno della Casa si sarebbe poi scontrato con il parare del team interno dedicato alla privacy, ma alla fine Musk l’ha avuta vinta. La soluzione? Una finestra pop-up in cui si avverte l’utente che, se utilizza il Full Self Driving, verranno raccolti i dati in caso di incidente.
Lo scandalo di aprile. Dalla ricostruzione fatta da Walter Isaacson, autore della biografia, si apprende però come la soluzione del pop-up sia stata trovata solo successivamente e che, inizialmente, l’intenzione di Musk fosse quella di registrare il comportamento dei conducenti a loro insaputa, sfruttando, in particolare, quella telecamera che in sistemi come l’Autopilot e l’FSD, che sono entrambe di livello 2 e perciò necessitano una supervisione costante da parte del driver sarebbe in realtà adibita a monitorare l’attenzione di chi sta al volante. La stessa telecamera che, qualora un giorno si avverasse il sogno di Musk di lanciare un robotaxi completamente autonomo, servirebbe per il monitoraggio della cabina. Attualmente, comunque, le Tesla hanno un avviso nell’auto che descrive cosa farà l’azienda con i dati della fotocamera interna. Ma il problema della gestione della privacy sembra tutto fuorché risolto. Nella primavera scorsa, infatti, l’azienda è stata citata in causa nel North Carolina a seguito di uno scandalo che riguardava proprio i video registrati dalle telecamere delle vetture. Secondo quanto emerso da un’inchiesta della Reuters pubblicata ad aprile, tra il 2019 e il 2022 alcuni dipendenti della Tesla avrebbero condiviso privatamente tramite un sistema di messaggistica interno video e immagini provenienti dalle telecamere delle elettriche dei clienti, alcuni dei quali colti in situazioni imbarazzanti. In tutto ciò, la Tesla garantisce, nella propria informativa sulla privacy, che le registrazioni delle telecamere rimangono anonime, non collegate alla persona né al veicolo.