Vanlife – La vita nel furgone

Il film “Nomadland” (2020) diretto da Chloé Zhao, pluripremiato con tre Oscar, ha portato all’attenzione del grande pubblico il concetto della vanlife, scelta o meno che sia. Il vocabolo van è l’accorciamento di caravan, cioè rimorchio: se si cerca il significato esatto di questo termine nell’ambito dei veicoli, si entra facilmente in un ginepraio di definizioni che variano persino nelle diverse nazioni. Per van, probabilmente più in passato, si intendeva un rimorchio adibito al trasporto di cose e animali, per esempio i cavalli. In seguito, il termine è stato anche usato per denominare mezzi come furgoni e monovolume che si prestano al trasporto di merci o persone. Chi ha i capelli bianchi avrà presente il Bedford CF che, in certe versioni, tra gli anni ’70 e ’80, fu forse il primo in Italia a essere chiamato van. Nel nostro Paese e in generale in Europa, l’accezione del vocabolo van si riferisce proprio al furgone e, talvolta, anche ai veicoli multispazio come Citroën Berlingo, Volkswagen Caddy, Dacia Dokker e così via. La parola life, potremmo dire, con un gioco di parole, vive di vita propria e non ha bisogno di essere spiegato: nel film sopracitato, la protagonista, interpretata da Frances McDormand, dopo la morte del marito e la perdita del lavoro abbandona la sua casa in favore di una vita nomade, utilizzando come dimora il proprio van; si susseguono incontri e raduni di altre persone che per necessità, o anche per scelta personale, hanno deciso di vivere sul proprio mezzo girando e fermandosi dove si trova lavoro. In molti si preoccupano per la protagonista chiedendole se sta bene o se ha bisogno di un tetto sotto il quale dormire; lei rifiuta sempre le comodità offerte, perché al di là della sua difficile condizione economica, è soprattutto il suo spirito a non aver bisogno di nulla più del suo van. Tuttavia, non è necessario pensare che per affrontare la vanlife si debba far del proprio mezzo la nostra sola casa; questa “filosofia” va, infatti, intesa anche per un utilizzo saltuario.

Internet e fotocellule. Sicuramente, al giorno d’oggi tra i fruitori della vanlife troviamo i cosiddetti “nomadi digitali”, persone alle quali per lavoro non è richiesto essere in un luogo preciso; la cosa importante è un buon collegamento alla Rete, mentre per l’elettricità ci si può anche attrezzare con un fotovoltaico portatile, o magari installato sul tetto. L’utilizzo saltuario del van viene opportuno per affrontare in modo alternativo e pragmatico anche le trasferte di lavoro (come fa da tempo chi vi scrive). Ma la parte del leone della vanlife, bisogna dirlo, la fa sicuramente il tempo libero da dedicare a viaggi o sport, vivendo in modo dinamico e a maggior contatto con la natura le proprie ferie o semplicemente i weekend.

Numeri raddoppiati. Negli ultimi anni, si è registrato un importante incremento delle vendite dei camper. Con l’aiuto dei dati forniti da APC (Associazione Produttori Caravan e Camper) e da Assocamp (Associazione Nazionale Operatori Veicoli Ricreazionali e Articoli per Campeggio) si capisce come in Italia il mercato nell’ultimo anno sia cresciuto di oltre l’11%; rispetto al 2015, poi, nel 2021 il numero di immatricolazioni dei camper è praticamente raddoppiato. Possiamo parlare di un fenomeno di camper mania? Può essere, ma a questo punto è doveroso fare anche un po’ di distinzione perché dietro al vocabolo camper vi sono una serie di sottocategorie che si distinguono per filosofia di viaggio. “Less is more”: queste le parole, pronunciate dall’architetto Mies Van der Rohe per definire che nell’architettura, così come nel design, senza sovrastrutture e orpelli, va ricercato l’essenziale. Adoperiamo le parole del famoso architetto tedesco perché in buona parte sono alla base della filosofia vanlife. Il camper ha l’obiettivo di essere una casa viaggiante colma di ogni comfort: il bagno con l’acqua calda e la doccia, i letti pronti, il salottino con la televisione, frigorifero, freezer e così via. La maggior parte dei van, prescindendo da quelli di grande dimensione, invece non ha il bagno e alcuni dispongono solo di un lavello. Il van o, come si diceva una volta, il pulmino, sembra essere il punto d’incontro tra la praticità dell’auto e il confort del piccolo rifugio; spesso è equipaggiato dal caratteristico tetto a soffietto che ne aumenta le praticità di utilizzo. Letti sempre presenti così come il fornello di cottura, a volte portatile, con il beneficio di poter essere posto in esterno. La vanlife, a giudicare da chi la pratica, sembra essere trasversale, coinvolgendo persone di differenti generazioni ed estrazione sociale; per molti questo modo di viaggiare ha ancora il fascino, quale fosse una colonna sonora, del periodo dei figli dei fiori al grido di Peace and Love; in fondo, è oltre 60 anni che il furgoncino, come l’iconico Volkswagen Westfalia (oggi idealmente sostituito dall’ID.Buzz), viene utilizzato come casa viaggiante.

Le app per i viaggiatori. Tra le ultime tendenze, oltre al proliferare di proposte di van a noleggio, sembra prendere sempre più piede la trasformazione fai da te: non si contano i blog, i forum e i gruppi sui social network dove le persone danno consigli, chiedono suggerimenti e non manca il classico cerco, cedo e scambio accessori. Slow drive e libertà accompagnano, quasi come slogan, la filosofia della vanlife. Alcune app vengono in aiuto sia a chi approccia per la prima volta questo modo di viaggiare, sia a chi ormai è navigato: Park4night, AriApp, Camper Infinity e Agricamper ad esempio sono utili per trovare posti dove potersi fermare.