Volkswagen Amarok – Il pick-up che non si accontenta

Il Volkswagen Amarok torna sul mercato riallacciando tutti i fili delle sue vite precedenti. La prima, dal 2010, come pick-up robusto, di sostanza e senza fronzoli, pioniere del downsizing nei motori, solo turbodiesel 4 cilindri 2 litri; quindi, la sua evoluzione del 2016, proiettata verso l’area premium, con un V6 TDI di 3.0 litri sotto la stessa carrozzeria. Oggi, dopo una pausa di riflessione di un paio d’anni, l’accordo strategico Ford-Volkswagen fa rinascere il 4×4 cassonato tedesco sullo stesso telaio del Ranger, richiamando tutte le anime dagli antenati. Motori 4 cilindri di 2.0 litri o V6 di 3.0 litri e versioni vagamente basiche o dichiaratamente d’alta gamma.

Per l’Italia è premium. Diciamo subito che in Italia l’Amarok punterà dritto all’apice del segmento, solo con cabina doppia a 4 porte e 5 posti: così lo abbiamo guidato su strade levigate e nell’off-road più impegnativo in Sudafrica, nelle versioni Aventura 3.0 V6 TDI da 240 CV e 600 Nm e Style 2.0 TDI da 205 CV e 500 Nm, entrambi con cambio automatico a 10 rapporti e trazione integrale 4Motion permanente. La gamma è completata da due allestimenti meno ricchi battezzati (in ordine crescente di equipaggiamento) Amarok e Life, e da un secondo 2.0 TDI con 170 CV e 405 Nm, disponibile solo con cambio manuale a 6 marce e 4×4 inseribile; lo Style, comunque, propone anche l’abbinamento manuale+4×4 permanente e l’Aventura si concede esclusivamente motore, cambio e sistema di trasmissione al top.

Tanto hardware, tanto software. Il 6 cilindri di origine Ford che ha sostituito il precedente Volkswagen-Audi è educato e sostanzioso, sempre disponibile. Se a volte alza un poco la voce, al netto di interventi sull’acceleratore, è perché il cambio, con tutti quei rapporti, alle andature cittadine o su statale si diverte a stuzzicarlo con qualche scalata di troppo. Lo stesso 10 marce si rivela un alleato prezioso in fuoristrada, dove, anche in abbinamento al 2.0 TDI, e ancor più con il riduttore inserito, gestisce al meglio una riserva di coppia non indifferente. Il sistema 4×4 con frizione multidisco permette di scegliere fra la distribuzione automatica e variabile della coppia sui due assi, la ripartizione 50/50 o la sola trazione posteriore. Ad amministrare il tutto, sei programmi di guida per altrettanti scenari: asfalto, guida economica, traino di rimorchi o pieno carico, fondi viscidi, sabbia/rocce e neve/fango. Per selezionarli c’è un touchscreen da 12 pollici al centro della plancia, che si aggiunge al quadro strumenti digitale riconfigurabile già visto su altri modelli Volkswagen e che consente di gestire anche moltissime altre funzioni.

Bello grande. Restano i comandi fisici sul tunnel per selezionare i vari tipi di trazione, il bloccaggio del differenziale posteriore e l’Hill descent control. Nella marcia fuoristrada, e più in generale nelle manovre in spazi stretti, la mole dell’Amarok si fa sentire: 5 metri e 35 di lunghezza e il passo ampliato a 3 metri e 27 non vengono necessariamente compensati dal miglioramento dello sbalzo anteriore o dell’altezza minima dal suolo. Sono invece definitivamente archiviate le carenze della serie precedente in tema di Adas. All’Amarok di prima mancava persino il cruise control adattivo; il nuovo legge anche i segnali e ha più di venti sistemi di ausilio, come l’assistenza alle manovre di scarto di ostacoli in carreggiata. Il comportamento su strada è in ogni caso sano per costituzione, con qualche sbavatura del retrotreno sempre ad assale rigido con balestre  che non ricordavamo sulla serie precedente e che comporta qualche correzione con lo sterzo sui percorsi misti più veloci.

Cassone più sicuro. In funzione della nuova struttura portante e delle proporzioni modificate, evolvono anche le caratteristiche di carico. Dove prima c’era un cassone sviluppato soprattutto in larghezza, adesso c’è un vano profondo, con una superficie più vicina agli standard del segmento: 123 centimetri di larghezza e 162 di lunghezza. A maggiore protezione delle merci e attrezzature trasportate, la serratura della sponda posteriore è adesso asservita alla chiusura centralizzata, e a richiesta c’è la copertura scorrevole telecomandata. La portata dichiarata cresce e arriva in alcune versioni a quasi 1.200 chili, il peso rimorchiabile è di 3.500 kg. Aumenta anche il carico statico sul tetto, che con 350 kg lascia un buon margine per installare una grande tenda da campeggio.