Volkswagen Golf – La R Variant e la VR6 Syncro fianco a fianco, a 25 anni di distanza

La Volkswagen celebra le sue station wagon più sportive con un parallelo che mette a confronto, a 25 anni di distanza, la terza e l’ottava generazione della Golf Variant. Si tratta di due “frutti proibiti” per il mercato italiano, dotati del più potente powertrain delle rispettive gamme, che hanno messo d’accordo le necessità di una famiglia con la passione per la guida sportiva. 

320 CV per la sportiva da famiglia di oggi. La Golf R Variant, sorella della cinque porte disponibile anche in Italia, è un mezzo decisamente sopra le righe. Ci si dimentica presto del vano bagagli da 611 litri quando a prendersi la scena è il 2.0 TSI da 320 CV e 420 Nm con cambio doppia frizione Dsg, trazione integrale 4Motion con ripartizione elettronica della coppia, torque vectoring e modalità “drift” per spazzolare con la coda facendo fumare le ruote da 19″. Per chi ha molta fretta viaggiando sulle Autobahn, c’è anche la possibilità di portare il limitatore di velocità a 270 km/h, mentre i 100 km/h da fermo con il launch control sono raggiunti in appena 4,9 secondi.

190 CV e cambio manuale negli anni ’90. La Volkswagen aveva già pensato, negli anni 90, ad una Golf pepata dalla coda lunga: più precisamente aveva deciso di unire le caratteristiche della sportiva VR6 (a sua volta sorella maggiore della GTI) con la carrozzeria Variant, mai proposta in passato sulla Golf. Era così nata la Golf Variant VR6 Syncro, un modello prodotto in pochi esemplari tra il 1995 e il 1997 e ancora più difficile da trovare oggi. Il particolarissimo 6 cilindri aspirato con angolo di 15 gradi, da 2.9 litri e capace di erogare 190 CV e 245 Nm, era abbinato alla trazione integrale e al cambio manuale cinque marce. L’allestimento prevedeva cerchi di lega da 15″ e assetto ribassato: era pur sempre una Wagon da 222 km/h e 8 secondi nello 0-100, prestazioni di assoluto valore per l’epoca. 

Essere o non essere sportiva. Messe a confronto diretto nelle immagini, le due Golf mostrano quanto sia cambiato, nel tempo, l’approccio della Casa a questo genere di modelli. La R è aggressiva e ricca di dettagli unici che la rendono subito riconoscibile, come i quattro scarichi posteriori, mentre la VR6 fa di tutto per passare inosservata: senza i badge potrebbe infatti sembrare una Golf diesel, e solo il doppio scarico (rivolto curiosamente verso il basso) tradisce la sua natura, insieme con l’assetto ribassato. Lo stesso vale per l’interno, dove l’evoluzione è drastica: la VR6 sfoggia interni ergonomici e innovativi per l’epoca, ma lontani anni luce dalla digitalizzazione in voga oggi.