Luca De Meo – “Crisi dei chip e rincaro delle materie prime faranno schizzare i listini. Attenzione alla Cina”

La crisi dei chip e il rincaro delle materie prime e dell’energia non faranno altro che spingere i costruttori a rivedere al rialzo i prezzi di listino. L’avvertimento è stato lanciato da Luca De Meo, amministratore delegato della Renault, in un’intervista al quotidiano economico spagnolo Expansion. “I prezzi aumenteranno ancora di più nei prossimi dodici mesi perché quando vado a negoziare con i fornitori di semiconduttori mi dicono: ho più clienti, o mi paghi di più per i chip o li vendo ad altri”, ha affermato il manager italiano, non nuovo a lanciare allarmi sul rincaro dei listini, sottolineando anche le conseguenze dell’aumento di acciaio, gas, energia, rame, alluminio e altri fattori produttivi. “Alla fine – ha aggiunto – dovremo per forza aumentare il prezzo delle automobili”. 

Produzione limitata. La carenza di semiconduttori, quindi, sta spingendo la Renault a limitare la produzione a “modelli più redditizi e nelle regioni che danno più margine”. Inoltre, i prezzi stanno già oggi salendo perché chi ha bisogno di un veicolo deve spostare la sua attenzione su versioni più accessoriate o più potenti, salvo non voglia aspettare 10 o 12 mesi per la consegna. Per i costruttori i benefici sono notevoli perché stanno aumentando il cosiddetto “power pricing”, ossia la capacità di determinare i prezzi. Non a caso, pochi giorni fa la BMW ha rivisto al rialzo le proprie stime sull’esercizio 2021 per tener conto di un miglior mix di prodotto e di prezzo: in sostanza, si vendono meno auto ma più care. In ogni caso, per De Meo, l’incertezza causata dalla pandemia e dalla crisi dei chip “non aiuta il mercato a riprendersi”.  

Pericolo Cina. Nell’intervista, il numero uno della Renault ha affrontato anche un altro tema caldo per il settore automobilistico: le mire cinesi sul mercato europeo. In particolare, De Meo ha avvertito del rischio che il Vecchio Continente perda competitività nei confronti della Cina in caso di un’adozione troppo rapida della mobilità elettrica. “Se l’Europa diventa il continente con più auto a batteria, sarà terreno di conquista per i cinesi. Sono più competitivi nell’elettrico che nell’endotermico. Per questo, se abbiamo le normative più restrittive in termini di emissioni e ci concentriamo sull’auto a batteria, i cinesi guarderanno all’Europa invece che agli Usa”, ha puntualizzato De Meo, aggiungendo che i regolamenti e l’eventuale bando ai motori a combustione già nel 2035 rappresentano degli svantaggi per l’industria automobilistica: “Il divieto crea confusione nella clientela. come se stessi per comprare un appartamento: se so che tra 20 anni mi metteranno un cavalcavia per la metropolitana, non lo compro. Questo è molto pericoloso perché non ci dà il tempo di ammortizzare la tecnologia o di salvaguardare i posti di lavoro nell’intera catena del valore”. Dunque, sarebbe meglio uno scenario senza alcun divieto perché in un quadro di incertezza come quello attuale “se mi dici che i motori a combustione non possono essere venduti nel 2035, ci sarà un effetto di anticipazione sulla domanda molto pericoloso. Lo vediamo ora che c’è incertezza quando si acquista un ibrido, un ibrido plug-in, un elettrico. Non è necessario parlare di proibizionismo, ma andare per gradi per organizzarsi per sostituire le auto a combustione nel 2040”.