Audi grandsphere – Prove tecniche di A8

Ma la grandsphere, spettacolare concept car svelata il 2 settembre e protagonista sullo stand Audi al Salone di Monaco (dal 7 al 12 dello stesso mese), è la prossima A8? Inutile girarci intorno, è questa la domanda che si fanno tutti. La risposta dell’Audi è articolata. La prima affermazione, ufficiale, è che quest’auto fa parte di un terzetto di concept le altre due sono la skysphere, presentata a Pebble Beach in agosto, e la urbansphere, ancora da svelare che esplora diverse declinazioni di un futuro elettrico, digitale e parzialmente autonomo. La seconda, semi-ufficiale, uscita dalle sessioni di Q&A con la stampa, dice che quest’auto esplora un domani imminente nella fascia alta del mercato, e la A8, lo ricordiamo, dovrebbe rinnovarsi tra poco più di un paio d’anni. La terza, del tutto ufficiosa, ammette apertamente, senza farsi citare, che la prossima generazione dell’ammiraglia di casa Audi avrà più di un debito di riconoscenza verso la grandsphere.

Il metro canta. Del resto le misure sono già piuttosto eloquenti, dando alla concept una chiara collocazione. Lunga 5 metri e 35 centimetri, supera di cinque centimetri l’impronta a terra della versione a passo lungo dell’attuale top di gamma. Lo stesso interasse è maggiore: qui tocca quota 319 centimetri, 6 in più della A8 Long wheelbase. A favorirlo è l’architettura della macchina, priva del propulsore termico ed equipaggiata con due motori elettrici, uno per asse, dagli ingombri assai più contenuti. La piattaforma è la Ppe, il (nuovo di zecca) corrispettivo elettrico del pianale a motore longitudinale del vecchio mondo a combustione. Con un montante anteriore spostato in avanti, si intuisce subito che il grande protagonista è l’interno (del resto il termine sphere, sfera, si riferisce proprio alla cellula abitativa), dove quattro parole spazio, minimalismo, modularità e digitalizzazione definiscono il perimetro del vocabolario del futuro.

Teologia negativa. Quando sali a bordo della grandsphere, è più facile descriverla enumerando quel che non c’è. Non soltanto non ci sono pulsanti fisici; non c’è il volante (in realtà c’è, ma è nascosto dietro un pannello da cui fuoriesce quando l’auto non è in modalità self-driving) e neppure ci sono gli schermi. Ma come, una vettura fortemente digitalizzata non ha i soliti metri quadrati di videate? No. Qui si vede solamente una pulitissima plancia verticale e avvolgente ricoperta di pannelli di legno ricurvi che si estendono senza soluzione di continuità nelle portiere. I sedili, poi, possono arretrare e reclinarsi quasi come le poltrone di una business class aerea (se volete un termine di paragone già sul mercato, pensate alla Hyundai Ioniq 5), mentre dietro si è ricorsi alla soluzione del divanetto per due persone. E con questo abbiamo archiviato, in un colpo solo, spazio e minimalismo. E introdotto la modularità. Che, su una concept car come questa, va a braccetto con la guida autonoma. 

E adesso chi guida? Infatti, se decidete di condurre l’auto voi stessi, il volante fuoriesce da un pannello mobile, e si protende verso di voi. Se invece delegate alla macchina, l’intera configurazione cambia: volante e strumentazione integrata al piantone scompaiono, liberando spazio, e i sedili possono assumere posizioni più votate al relax. Il livello di guida autonoma, infatti, è il quattro, che non obbliga più il conducente a tenere le mani sul volante e sovrintendere alle operazioni attuate dalla vettura. Quel tempo riguadagnato può essere impiegato in vari modi, per lavorare, fare shopping virtuale o vedersi un film. E dove, direte voi, se non ci sono gli schermi? Eccoci alla quarta parola, digitalizzazione. Che viene declinata in modo originale.

Tutto è schermo. In realtà i display ci sono, ma si tratta di proiezioni sulla superficie lignea sotto il parabrezza. In funzione della modalità di guida, manuale oppure automatizzata, queste proiezioni occuperanno l’intera larghezza della plancia oppure saranno parzializzate e differenziate nei contenuti per il pilota e per il passeggero. Sul rivestimento interno della portiera lato guida, una rotella permette di selezionare e regolare varie funzioni di bordo tra cui la climatizzazione. E se, durante la guida autonoma, il sedile fosse arretrato e parzialmente reclinato, la medesima funzionalità opera tramite controllo gestuale che mima la rotazione fisica. A ciò si aggiungono le superfici aptiche sulle stesse portiere che permettono di attivare ulteriori funzioni. Naturalmente l’auto ti riconosce all’ingresso, che tu sia il pilota o il passeggero anteriore e automaticamente imposta posizione del sedile, climatizzazione e musica secondo le tue preferenze, apprese con il tempo dal sistema di infotainment, che accede altresì ai contenuti fruiti di recente su altri device, come cellulare o tablet, e li richiama sul display di bordo.

Linguaggio del corpo. E fuori, la grandsphere dice qualcosa di nuovo? Decisamente sì, ma con moderazione. Gli sbalzi sono più corti, il cofano più piatto e il montante anteriore più avanzato rispetto a una tradizionale auto a combustione, ma l’architettura generale bassa e slanciata, con la linea sommitale del parafango anteriore che prolunga idealmente il cofano oltre il taglio della portiera, trasmette un linguaggio estetico abbastanza rassicurante. Originale il taglio della coda, e innovative per il linguaggio attuale del marchio Audi, le forme levigate e morbide che rinunciano alla profusione di spigoli e tagli geometrici a cui ci avevano abituato i modelli firmati dal capo del design, Marc Lichte. D’impatto i fari anteriori ultrasottili e la reinterpretazione della griglia single frame che mantiene una forma esagonale ma dal contorno più morbido. Originale il taglio fortemente aerodinamico della coda a osso di seppia. 

Andando al sodo. Sotto questo corpo vettura sta l’architettura elettrica nativa Ppe, che prevede un pacco batteria annegato nel pavimento (sulla concept ha una capacità di 120 kWh con un’autonomia teorica fino a 750 km) e un motore elettrico per asse, poiché un’Audi non può rinunciare alla identitaria trazione quattro, per un output complessivo di 720 cavalli e una coppia di 960 Nm. Scontata la rete di bordo a 800 volt, che consente la ricarica presso le colonnine ultrarapide fino a 270 kW: secondo l’Audi la grandsphere, se fosse un’auto reale sulle strade, potrebbe recuperare circa 300 km di percorrenza con una ricarica di dieci minuti, mentre in meno di 25 passerebbe dal 5 all’80 per cento di carica.

Cinematica senza compromessi. Benché la Casa dichiari apertamente che il focus della grandsphere non è più rappresentato dalle prestazioni, ma dal confort e dall’esperienza di bordo, i progettisti non sono scesi a compromessi sulla dinamica di guida. L’apparato sospensivo pneumatico multilink prevede all’avantreno un raffinato schema a cinque bracci e la gestione dell’assetto, ispirata a quella dell’ammiraglia sportiva S8, include l’ammortizzazione attiva secondo una logica predittiva che si avvale degli input della navigazione e dei dati raccolti dai sensori e dalla telecamera frontale. Le ruote posteriori sterzanti donano alla concept agilità a dispetto della sua stazza. Insomma, le prove tecniche di A8 sono ufficialmente incominciate.