Extreme E – Agag: “La F.1 diventerà per forza elettrica”

Alejandro Agag, l’imprenditore spagnolo inventore della Formula E e ora del campionato per Suv elettriche Extreme E, ha portato una tappa di quest’ultima categoria in Sardegna, individuando nella base militare di Teulada il terreno ideale per recuperare una delle cinque prove in programma per la prima stagione, quella prevista nell’Amazzonia brasiliana, irraggiungibile per ragioni di Covid. L’appuntamento italiano ci ha permesso d’incontrarlo per fare il punto sulla categoria e, in generale, sullo stato di salute del motorsport.

Che bilancio fa dell’esperienza in Sardegna?
Molto positivo: abbiamo avuto una gara fantastica, fin dalle qualifiche che sono state molto serrate, il percorso era duro, sfidante per le macchine, la cui affidabilità è migliorata. Insomma, siamo molto, molto soddisfatti della nostra esperienza in Sardegna.

Che bilancio può fare, invece, della prima stagione di Extreme E?
Il bilancio è interamente positivo. Era così difficile organizzarla, per tutte le sfide che abbiamo dovuto affrontare a causa del Covid: raggiungere le location, trovarne di nuove Invece, siamo riusciti a realizzare un’intera stagione con cinque gare, nonostante fosse in assoluto la prima volta che si corresse con delle off-road elettriche: qualcosa di mai visto prima.

Quando avete iniziato a organizzare la prova italiana del campionato?
La nave è arrivata sul posto quattro settimane prima dell’evento e abbiamo scaricato tutto quindici giorni prima della gara, ma la scelta della location è stata fatta tardi, in luglio. Per fortuna, abbiamo avuto molto aiuto da parte dell’Aci, dell’Esercito Italiano e della Regione Sardegna. Tutti sono stati straordinari e senza il loro contributo non sarebbe stato possibile organizzare l’evento: ho trovato persone molto efficienti, con le quali è stato un piacere lavorare.

Siete soddisfatti dell’auto e della sua affidabilità?
La macchina è sorprendente, quasi miracolosa: nella prima stagione di Formula E, 19 auto su 20 si fermarono Facemmo un intero weekend di simulazioni, prima dell’inizio della serie. Per l’Extreme E non è stato possibile a causa del Covid, quindi l’unico test è stata in realtà la prima gara stessa, ma tutto ha funzionato. Penso che la macchina rappresenti una fantastica piattaforma di sviluppo, nella quale è facile trovare gli eventuali problemi e risolverli. Avevamo delle difficoltà con l’inverter, perché quando la temperatura era molto alta, la macchina si fermava per ragioni di sicurezza, ma l’abbiamo risolta. Kristofferson, in Groenlandia, ha subito in un salto un impatto da 20 g, che i sistemi hanno letto come un incidente, fermando la vettura. Abbiamo dovuto sconnettere questo dispositivo di sicurezza, perché non ce n’era necessità. L’auto migliora in continuazione: abbiamo, comunque, previsto due giorni di test con Peterhansel in Sardegna, dopo la gara, per migliorare gli ammortizzatori, poi faremo dei rookie test con nuovi piloti, grandi nomi

 

State cercando di attirare anche altre case automobilistiche nel campionato, come è accaduto con la Formula E?
I costruttori sono molto cauti all’inizio e hanno tempi decisionali lunghi: la Formula E è iniziata senza di loro, a parte la Mahindra. Le Case vanno e vengono, ma l’importante è avere dei team indipendenti solidi: sono felice di avere in Extreme E le squadre di Hamilton, Rosberg e Button, tutti grandi campioni. Poi, piano piano, arriveranno altre Case.

Avete fatto sviluppo delle macchine tra la gara in Groenlandia e quella in Sardegna?
Abbiamo una macchina per i test, utilizzata per testare, per esempio diverse configurazioni di ammortizzatori, perché non possiamo provare tutte le vetture dei team, che sono in viaggio. Avevamo un problema: ogni volta che l’auto entrava in acqua, si fermava. Questo perché c’era una piccola area non ben protetta: lo abbiamo scoperto e sistemato il particolare su tutte le macchine, adottando la medesima soluzione. Ogni volta impariamo qualcosa

C’è qualcosa in comune tra il primo anno di Extreme E e il primo della Formula E?
Molto, ma ora siamo più organizzati, mentre la Formula E era pionieristica. Ora abbiamo team strutturati, che fanno i loro piani, mentre il primo anno non sapevano che cosa fare, era un caos completo. All’inizio, nelle prime notti andavo anch’io in pista a montare le barriere Extreme E è meno caotica, ma ha lo stesso feeling, ogni volta non sai che cosa succederà: però, se fosse la cosa facile, non la faremmo

Pensa che i piloti da pista possano avere successo in questa specialità?
Non credo possano essere molto competitivi, perché serve uno stile di guida completamente diverso, molto specifico. Anche rallisti come Loeb e Sainz sono straordinari quando guidano da soli, ma quando si tratta di correre contro le altre macchine a emergere spesso è l’esperienza dei piloti di rallycross, più abituati a queste situazioni. Il risultato è interessante, un campionato molto combattuto.

Ci saranno altri team l’anno prossimo? E quante gare prevedete?
Arriverà la McLaren, con la sua squadra e con la macchina che sarà presente anche all’evento Cop26 di Glasgow; poi, forse, potrebbe esserci anche un altro team nuovo. Le gare saranno invece sempre cinque, perché la nave non può fare di più, ha bisogno di tempo per spostarsi tra le location. Quella di venire in Europa è stata comunque un’ottima idea, perché molta più gente ha potuto essere presente, tra stampa e ospiti: è possibile che si aprano presto delle aree al pubblico, magari anche in Sardegna, grazie alla grande collaborazione dell’Esercito Italiano.

Quindi pensa che si correrà in Sardegna anche l’anno prossimo?
Mi piacerebbe: dobbiamo discuterne, perché ci sono diverse altre candidature per la stessa data, ma è un’opzione.

Dal punto di vista del business, Extreme E sta funzionando?
Sì, funziona. Il primo anno è stato duro, ma il momento è buono, i partner che abbiamo trovato, come Continental per i pneumatici, Zenith per il cronometraggio ufficiale ed Enel X per la parte energetica, sono molto contenti e ci sono altri soggetti potenziali molto interessati.

soddisfatto della copertura mediatica della serie?
Sì, i numeri sono molto buoni per la televisione e grandiosi sui social media: è uno sport ottimo per i video e le immagini. Abbiamo numeri enormi su TikTok, che è una piattaforma perfetta per i più giovani. L’età dei follower è mista: ci sono i fan del motorsport, più anziani, che seguono grandi campioni come Loeb e Sainz, e i giovani che amano l’azione, il divertimento.

Chi ha avuto l’idea di utilizzare una nave come paddock viaggiante?
Io Quando mi venne l’idea, mi misi a cercare una nave, perché era indispensabile per poter andare dall’Artico all’Amazzonia. Ora è ancora più necessaria, con tutti i problemi che ci sono per la logistica dei container: non avremmo potuto arrivare in Sardegna senza disporre di una nostra nave. La volevo metà passeggeri, metà cargo, per poter accogliere piloti, ospiti, sponsor: ma, di norma, le navi sono uno o l’altra cosa. Una sera, vidi un programma della BBC in cui si diceva che l’isola di Sant’Elena, fino a quel momento raggiungibile solo via nave, aveva finalmente un suo aeroporto: la trasmissione finiva spiegando che la St. Helena, non più necessaria ai collegamenti, sarebbe stata messa in vendita. Mi dissi che quella era la nave giusta per me. Anche se Extreme E non esisteva ancora, la comprai per me e la feci portare in Inghilterra, per adattarla. La nave è parte integrante di questa storia, un elemento importante.

Ha inventato la Formula E, della quale è ancora chairman: che cosa pensa del fatto che alcune Case l’hanno lasciata?
La categoria è nel suo miglior momento dal punto di vista degli sponsor e riesce ad attirarne di nuovi, però tre Case tedesche ne sono uscite. Non sono in grado di dare una spiegazione a questa scelta: hanno preso la strada dell’elettrico, dicono che venderanno solo auto a batterie, ma scelgono categorie di corse con motori a combustione. Mi sembra un po’ come se fosse the last dance, una sorta di ultima occasione per i propulsori termici. Sanno che spariranno, ma siccome li amano, sono dei petrolhead (come lo sono anch’io, sia chiaro), vogliono giocare un’ultima partita, sentire ancora una volta l’odore della benzina La Formula E è comunque in una buona posizione: nove costruttori erano tanti, non c’era nessun campionato simile, ora ne abbiamo sei, che sono comunque molti. Dobbiamo tenere alta la pressione, senza addormentarci, ma le cose vanno bene.

A suo parere, la Formula 1 diventerà elettrica?

Certamente: come si potranno giustificare delle corse con motori a combustione, se non si potranno più vendere auto con motori termici? In certi Paesi, come la Gran Bretagna, non potranno più essere sul mercato dal 2030, nell’Unione Europa, Italia compresa, dal 2035 I motori a combustione potranno essere ancora utilizzati per le corse di auto storiche, ma non per la Formula 1, che dunque sarà sicuramente elettrica. E nel 2030 le auto elettriche andranno altrettanto forte di quelle a combustione. Io vorrei che la Formula E e la Formula 1 si fondessero

Che cosa pensa del problema del riciclo delle batterie?
Che non è un problema. Le nostre batterie hanno una vita lunghissima: per le corse, possono essere utilizzate solo per un periodo limitato, perché devono dare il 99% delle prestazioni, ma quando si scende al 90-80% del loro potenziale possono essere utilizzate ancora per vent’anni, riciclandole in una seconda vita per accumulare energie nelle case, nelle scuole.

Ci sono però ancora problemi con i materiali delle batterie
Alcuni elementi danno dei problemi, per esempio il nichel e il cobalto, che sono ricavati dalle miniere in condizioni davvero inaccettabili, soprattutto in Congo. Ma ci sono sempre più nuove tecnologie che ne fanno a meno e il litio non costituisce un problema. Ci sono sfide su tutto, ma, alla fine, le auto a batteria sono migliori di quelle a combustione, soprattutto se si guarda all’inquinamento nelle città e a tutte le vittime che causa, molto più numerose di quelle dovute al Covid. La Formula 1 si sta orientando sugli e-fuel sintetici, ma per me non sono una soluzione: per produrli, serve energia, si assorbe CO2 dall’aria per ottenerli, poi li si utilizza nel motore dell’auto emettendo di nuovo CO2, quindi si inquina esattamente come con i combustibili normali. Non credo sia una soluzione.

Arriveranno anche costruttori cinesi nell’Extreme E?
Stiamo parlando con un paio di loro, ma il problema, con le Case e gli sponsor, è che bisogna organizzare incontri in presenza, non su Zoom, e la Cina è ancora chiusa per il Covid, quindi ci vorrà del tempo. Però i miei azionisti sono cinesi, i miei partner nella società lo sono, quindi arriveranno.