Viadotti – Guerra in Ucraina, colpito il ponte di Crimea

Fuoco sul ponte di Putin. Nella guerra tra Russia e Ucraina, un’esplosione è avvenuta in mattinata sul viadotto di Kerc, la doppia infrastruttura sia stradale, ferroviaria che collega la penisola della Crimea con il territorio russo: una via di comunicazione strategica, ora gravemente danneggiata nella parte dedicata ai treni, simbolo del potere della Federazione nel territorio storicamente conteso all’Ucraina. L’incendio sarebbe stato provocato da un camion-bomba, la cui deflagrazione ha a sua volta innescato le fiamme sulle cisterne piene di carburante che transitavano sulle rotaie.

L’importanza dell’opera. Al di là del suo significato nel conflitto bellico in corso, il ponte di Crimea rappresenta uno dei viadotti più rilevanti per la geografia europea degli ultimi anni. Inaugurato nel 2018, con i suoi diciannove chilometri ha scavalcato il “Vasco de Gama” (di 17,2 km), sul fiume Tago in Portogallo, diventando il più lungo d’Europa. Un’opera grandiosa, costata circa 3 miliardi di euro e addirittura conclusa con circa sei mesi di anticipo sul tempo previsto, che permette di viaggiare tra la Russia e la penisola annessa quattro anni fa con un referendum controverso, senza passare dall’Ucraina (che rivendica la Crimea) o essere costretti a prendere un traghetto. Per essere precisi, il Krymski most (come si chiama in russo) collega Kerch, sulla penisola, alla regione di Krasnodar. Durante l’inaugurazione, a sottolinearne l’importanza geopolitica, il presidente Vladimir Putin ha guidato un camion russo da una parte all’altra del ponte. L’Ucraina si era opposta alla costruzione del ponte, sostenendo che danneggiava l’ambiente e che impediva alle grandi navi di entrare nel mar d’Azov, sul quale si affacciano diverse importanti città ucraine: la preoccupazione di Kiev era che le aziende che trasportano carbone, metallo e cereali ucraini verso i mercati internazionali potessero passare alla via terrestre, più veloce ed economica, mettendo in crisi gli affari della rete portuale. Va detto anche, però, che fino alla costruzione del ponte arrivare in Crimea dalla Russia era lento e complicato, soprattutto d’inverno, quando a causa del maltempo le navi restano nei porti e si è costretti a far viaggiare le merci via aereo. Inevitabilmente, in ogni caso, il ponte di Crimea ha cambiato la geografia e l’economia dei territori coinvolti, come capita ed è capitato negli ultimi anni con altri importanti viadotti in Europa.

 

Il Queensferry sul fiordo. Pochi mesi prima del viadotto di Kerc, in Scozia è stato inaugurato un altro ponte delle meraviglie, il terzo in quel tratto. Dal 4 settembre 2017 è possibile attraversare in auto il Firth of Forth, l’insenatura creata dall’estuario del fiume Forth sul nuovo Queensferry Crossing, lungo 2,7 chilometri e incredibilmente spettacolare. Il viadotto si è affiancato al vecchio Forth Road Bridge, del 1964, utilizzato per il trasporto pubblico, e al Forth Bridge, costruito nel 1890 per la linea ferroviaria. Anche gli scozzesi hanno battuto qualche record: il Queensferry Crossing, con le sue tre torri alte 207 metri, è il più lungo ponte a tripla torre a cavo del mondo. E inoltre, rispetto al preventivo di due miliardi di sterline, sono riusciti a contenere i costi a 1,5 miliardi.

 

Sul Bosforo, un po’ di “made in Italy”. Un anno prima, un altro record. Questa volta in Turchia, a Istanbul, dove nell’agosto 2016 è stato aperto il terzo ponte sul Bosforo, il ponte sospeso più largo al mondo, con torri più alte della Tour Eiffel. Il ponte è del tipo ibrido sospeso-strallato e la sua realizzazione rientra nel contratto per la costruzione e gestione in concessione dell’autostrada della Northern Marmara Highway, al quale partecipa l’italiano Gruppo Astaldi, con una quota del 33,33%. Il ponte, realizzato in poco meno di tre anni, vanta una serie di primati: è il solo ponte sospeso al mondo ad ospitare sul suo impalcato, tutte sullo stesso livello, un’autostrada a 8 corsie e 2 linee ferroviarie; è il ponte sospeso più largo del mondo (59 metri) e con le torri a forma di A più alte al mondo, ben 322 metri. La luce libera, ossia il tratto sospeso fra le due torri di sostegno, misura 1,4 chilometri. 

Il più alto resta in Francia. Ha qualche anno in più, ormai 14, ma non smette di stupire, il Viaduc de Millau, nel Sud della Francia, già protagonista di una nostra gallery sulle opere stradali più spettacolari. Sospeso sul “grand canyon” d’Europa, la valle del Tarn nella Linguadoca, è il più alto del mondo, grazie ai 343 metri di uno dei suoi sette piloni che sorreggono a 240 metri d’altezza una lastra d’acciaio di 2.460 metri, su cui corrono quattro corsie nei due sensi. Oltre che una meraviglia dell’architettura, è anche un miracolo della politica: un’opera pubblica costata 310 milioni di euro non a carico dei contribuenti, ma che verrà pagata con i pedaggi.

 

Tra il Danubio e Cosenza. Chiudiamo con due ponti di cui si è parlato meno, ma simbolici e importanti, per diversi motivi. Il primo: tra Romania e Bulgaria, nel giugno 2013 è stato inaugurato il New Europe Bridge, il ponte sul Danubio finanziato con i fondi di coesione europei (costato 300 milioni di euro), che fa parte del progetto del corridoio paneuropeo che collegherà Dresda, in Germania, a Istanbul, in Turchia. Un progetto sul quale l’Europa ha puntato anche per favorire lo sviluppo economico della regione, anche se lo stato delle autostrade rumene, al momento dell’inaugurazione, era definito “disastroso”. Infine, all’inizio di quest’anno, a gennaio 2018, l’archistar catalana Santiago Calatrava ha lasciato un altro segno in Italia (dopo quelli più famosi, tra l’autostrada e la linea dell’alta velocità a Reggio Emilia o quello pedonale di Venezia). Non sarà il Ponte sullo Stretto, ma regala al nostro Paese un altro record: quello che unisce i due quartieri di Cosenza separati dal fiume Crati è il ponte strallato più alto in Europa. Il pilone d’acciaio della cosiddetta “antenna” è infatti alto 104 metri.