Cardinali (Unrae) – Mercato dell’auto verso la paralisi

A marzo il mercato dell’auto nuova ha registrato il nono calo consecutivo a doppia cifra dopo il fisiologico rimbalzo post lockdown dei mesi di marzo-giugno 2021. Di queste nove cadute consecutive, due sono state leggermente inferiori al 20%, cinque sono state superiori al 20%, due superiori al 30%. Tradotto in numeri, a marzo il buco di immatricolazioni è stato di oltre 50 mila esemplari rispetto a marzo 2021 e di oltre 74 mila rispetto a marzo 2019. Nel trimestre, invece, mancano all’appello 108 mila esemplari rispetto al 2021 e quasi 197 mila rispetto al 2019, ultimo ano normale. Insomma, la domanda non si schioda e l’effetto annuncio sugli incentivi non aiuta. Anzi, come spiega Andrea Cardinali, direttore generale dell’Unrae, crea parecchi problemi.

A marzo registriamo il nono calo consecutivo di un mercato che resta in attesa degli incentivi. Che dopo essere stati ufficialmente annunciati il 18 febbraio non sono ancora all’orizzonte
Il calo di marzo non è una sorpresa, stiamo assistendo alla paralisi progressiva del mercato in attesa degli incentivi. In questa fase, il rinvio di ogni decisione d’acquisto è comprensibile e giustificabile. Così come non sorprende il ritardo tra l’annuncio dell’iniziativa e il decreto attuativo. Nel nostro Paese siamo abituati alla politica degli annunci. Che in alcuni casi può avere un senso, o comunque non provoca danni collaterali. Ma che in questo ambito crea parecchi problemi. All’epoca del Governo Prodi si disse che gli incentivi andavano resi operativi dalla mezzanotte del giorno in cui venivano approvati in gran segreto. Da molti anni, invece, funziona diversamente

Al di là del meccanismo più complesso che è stato messo in piedi, con quattro ministeri coinvolti e un orizzonte pluriennale che coinvolge anche l’industria, secondo lei qual è il motivo di questo ritardo?
Non credo si tratti di un ritardo. Penso piuttosto che l’annuncio sia stato prematuro. Gli annunci si dovrebbero fare a sintesi politica già raggiunta. Che in questo caso non c’era. A quanto pare c’erano, e forse non sono ancora del tutto superate, divergenze non trascurabili su alcuni aspetti. Non si tratta, dunque, di un ritardo inaspettato rispetto a un annuncio “maturo”, quanto piuttosto di un annuncio prematuro. Anzi, di una serie di annunci prematuri.

A proposito di incentivi, le imprese per la prima volta sono esplicitamente escluse. E ciò avviene in concomitanza con l’ennesima richiesta di proroga sulla detraibilità dell’Iva presentata alla Ue dallo Stato italiano….
Ciò che stritola le imprese è questo combinato-disposto: l’ennesima richiesta di proroga del regime di detraibilità dell’Iva, che penalizza le imprese italiane da 40 anni, e l’esclusione dagli incentivi, che è invece una novità assoluta. paradossale che le aziende, che per loro natura sono l’elemento trainante della transizione energetica, siano discriminate proprio su questo fronte e in questo momento. Non dimentichiamo che il ciclo di sostituzione breve che caratterizza le auto aziendali ha ricadute positive sulle emissioni, sull’età media del circolante, sulla sicurezza stradale, sull’accessibilità dei privati alle vetture elettrificate, che hanno un listino più alto ma che quando escono dalle flotte diventano acquistabili da una platea più vasta di persone. Senza considerare che lungo la vita della vettura le aziende hanno una compliance fiscale più rigorosa rispetto ai privati, grazie al contrasto di interessi tra cliente e fornitore. Adesso scopriamo che la company car, la vettura aziendale in uso promiscuo, che ha già il problema della detraibilità dell’Iva, non può neanche usufruire dell’incentivo. E allora perché un’azienda dovrebbe fare una car policy spostata verso l’elettrico puro o verso l’elettrificato? fare un po’ harakiri. Aggiungo che la decisione di escludere le persone giuridiche dagli incentivi penalizzerà anche i privati che vorrebbero ricorrere al noleggio a lungo termine, generando una distorsione rispetto al leasing finanziario. Una cosa incomprensibile, dato che sulle motorizzazioni innovative il noleggio a lungo termine fa da traino grazie ad alcuni indubbi vantaggi del prodotto.

Il caso ha voluto che questa decisione sia arrivata contemporaneamente alla richiesta, peraltro scontata, di deroga sulla detraibilità dell’Iva Non è un po’ strano che una politica così penalizzante per le imprese arrivi da un governo di tecnici?
più facile lasciare le cose come stanno che non cambiarle. La proroga del regime di detraibilità dell’Iva non è un atto punitivo nei confronti delle imprese. Semplicemente il governo opta per la continuità. Ma perde l’occasione per fare una cosa giusta. Era scontato che sarebbe arrivata la richiesta di proroga, senza la quale il 31 dicembre 2022sarebbe decaduto il regime transitorio e, in assenza di un provvedimento ad hoc, si sarebbe andati in automatico sulla detraibilità totale come da normativa europea. Non essendovi un accordo politico specifico, il governo si è messo al sicuro. Intanto si chiede la proroga, poi forse si vedrà. Nessuno, ovviamente, impedirà al governo di varare un provvedimento migliorativo nei prossimi mesi. Il rischio è che, passata la scadenza, si dimentichi l’urgenza. Ma noi, su questo punto continueremo a insistere perché in assenza di incentivi per le imprese la questione dell’Iva diviene più scottante che mai.

Avete fatto una proposta concreta al governo
La nostra proposta costerebbe molto meno dell’adeguamento pieno alla normativa Ue: 400 milioni contro un miliardo di euro, a parità di perimetro, sulla base del mercato attuale. Senza considerare che sarebbe finalizzata a stimolare la transizione energetica delle aziende. Oltre al costo in sé, c’è anche l’incertezza sul costo determinata dal fatto che si tratterebbe di un provvedimento “aperto”, a differenza degli incentivi “a fondo chiuso”: questo da sempre costituisce un alibi per non affrontare questa riforma. Ma provvedimenti della stessa natura, come il Superbonus al 110% per le ristrutturazioni edilizie, sono stati emanati con successo perché c’era la volontà di farlo. Tutto ciò è davvero ingiustificabile In un contesto nel quale, addirittura si introduce una penalizzazione per le imprese, mai avvenuta in passato, con un effetto negativo sul mercato e sull’ambiente.

Che cosa prevede esattamente la vostra proposta?
La detraibilità del 100% sulle auto con emissioni di CO2 comprese tra 0 e 20 g/km, all’80% sulla fascia 21-60 e al 50% sulla fascia 61-135. Una volta introdotto questo meccanismo, il governo potrebbe rimodularlo di anno in anno in funzione del mercato e dell’abbassamento delle emissioni. Però sarebbe un segnale chiaro alle aziende, finalizzato alla transizione ecologica. E coerente con la tassazione del fringe benefit, anch’esso modulato, ancorché in modo non proprio ottimale, sulle fasce di emissioni di CO2.

Torniamo agli incentivi. Serviranno a rianimare il mercato? O saranno un palliativo in un mercato in crisi strutturale?
Parliamoci chiaro: di fatto entreranno in vigore a maggio. Ancora non c’è un testo definitivo adottato dal Governo. Che poi dovrà essere vagliato dalla Corte dei Conti e potrebbe passare un mese prima che venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Dopodiché Invitalia dovrà procedere all’adeguamento della piattaforma informatica per la prenotazione dei contributi, che diventerebbe operativa appunto a maggio. Il rischio, a causa dei tempi di consegna, è che ordinando le vetture nella seconda metà dell’anno non si riescano a spostare in maniera significativa le immatricolazioni del 2022.

Avete una previsione aggiornata?
A inizio anno avevamo previsto circa 1,55 milioni. Adesso se proiettassimo il calo del trimestre su tutto il 2022 arriveremmo a 1,1-1,2 milioni. Impossibile fare previsioni affidabili in questo momento.