Dacia Duster – Con la 4×4 nel deserto del Marocco

Non bisogna pensare le Suv solo come auto da città. Perché, sotto sotto, sono pensate anche per la guida in off-road. Alcune sono adatte solo a strade bianche, mentre altre hanno dettagli che consentono di affrontare tratti in fuoristrada molto più impegnativi. Come nel caso della Dacia Duster 4×4 che abbiamo guidato in Marocco, sull’altopiano roccioso dell’Agafay, tra dune e rocce affilate.

Niente trucchi. L’esemplare che abbiamo utilizzato è un MY2023 a quattro ruote motrici con 4 cilindri 1.5 turbodiesel da 115 cavalli, in tutto e per tutto identico a quelli che si possono comprare nelle concessionarie: nessuna modifica all’assetto, alle sospensioni e neanche alle gomme. La Casa non ha infatti voluto utilizzare pneumatici specifici, fidandosi dell’efficacia del sistema di trazione integrale (derivato dalla Nissan X-Trail). La versione aggiornata della Suv si riconosce per i nuovi loghi (introdotti proprio quest’anno), la griglia anteriore modificata e le bocchette del clima ridisegnate: dal profilo circolare passano al rettangolare e ricordano gli stilemi del “Dacia Link”, il nuovo emblema della Casa rumena. Oltre agli elementi stilistici, la sport utility introduce due piccole novità tecnologiche: gli specchietti laterali ripiegabili automaticamente alla chiusura e il sensore pioggia. La gamma motori resta invece invariata. La Duster del test è caratterizzata dall’allestimento Journey e in Italia è proposta con prezzi a partire da 23.400 euro.

Non abbassare mai la guardia. Partiamo da Marrakech con destinazione l’altopiano dell’Agafay. L’avvicinamento su strade asfaltate all’area desertica è da sogno: la vista è mozzafiato, le dune rocciose e le cime innevate della catena dell’Atlante in lontananza portano il nostro appetito fuoristradistico alle stelle. Sul navigatore la meta impostata è La Roche Noir, ossia il campo base che ci aspetta dopo tre ore di traversata. L’Agafay si presenta accogliente nei primi momenti, caratterizzato da strade bianche, battute. Qui la prerogativa è una sola: non abbassare mai la guardia. Fin da subito ci troviamo infatti a schivare buche profonde e sassi affilati, ma è da lì a poco che arriva il bello.

Incassatrice di professione. Eccoci a tu per tu con la prima duna, per capire se il senso di robustezza trasmesso dagli interni della Duster sia anche una caratteristica che fa parte dell’aspetto meccanico. Ed eccoci subito serviti. Arrivano i primi scossoni, le asperità del terreno si fanno più importanti, mettendo a dura prova le sospensioni. Nonostante i 21,4 centimetri d’altezza da terra, qualche grattata è stata fatta, sia davanti sia nel sottoscocca: gli angoli d’attacco e uscita di 29 gradi non possono nulla in certe condizioni. Di certo la piccola avventura che abbiamo affrontato non è una tappa speciale della Dakar: il deserto, quello vero, è affare per fuoristrada dure e pure. Infatti, non c’era la sabbia a far affondare i pneumatici: il percorso, principalmente roccioso, consentiva sempre una buona motricità.