Transizione ecologica – Federmeccanica e sindacati: “Auto patrimonio da difendere, a rischio 73 mila posti”

Federmeccanica, l’associazione di rappresentanza delle imprese della Metalmeccanica e ella Meccatronica, e i sindacati Fim, Fiom e Uilm fanno fronte comune per chiedere al governo e ad alcuni specifici ministeri (Economia, Lavoro, Sviluppo Economico e Transizione Ecologica) un incontro urgente volto a discutere le iniziative necessarie per difendere il settore automobilistico dalle conseguenze dei cambiamenti in atto e “salvaguardare e promuovere” l’occupazione e il tessuto industriale. La loro iniziativa, analoga a quella di altre associazioni, viene motivata con “la responsabilità di affrontare congiuntamente un’emergenza che oscilla pericolosamente tra grandi opportunita e gravi rischi”.

I problemi dell’auto. Le parti sociali pongono, innanzitutto, l’accento sull’importanza del settore automobilistico. Per quanto la produzione sia passata dagli oltre 1,8 milioni di veicoli del 1997 ai 700.000 del 2021, l’automotive mantiene un peso rilevante nell’economia italiana: un fatturato di 93 miliardi di euro, pari al 5,6% del Pil, oltre 2 mila imprese e 180 mila lavoratori nella fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi e 31 miliardi di esportazioni, ossia il 7% dell’export metalmeccanico. Tali valori sono messi a rischio dallo stop alla vendita di motori endotermici, a partire dal 2035, proposto della Commissione europea e ratificato anche dal governo tramite il Cite. “Questa misura, se non accompagnata da interventi, potrebbe portare in Italia ad una perdita di circa 73.000 posti di lavoro, di cui 63.000 nel periodo 2025-2030”, ricordano le parti sociali, sottolineando anche come l’anno scorso siano state utilizzate quasi 60 milioni di ore di cassa integrazione a fronte dei 26 milioni del 2019.  

Servono misure urgenti. Federmeccanica e sindacati criticano quindi l’assenza di risposte politiche alle richieste del settore, esprimono timori “per l’assenza di certezza nelle misure di accompagnamento” alla transizione all’interno del PNRR e si chiedono “quali siano le politiche pubbliche messe in campo per il settore” anche alla luce dello stop agli incentivi: “Il rischio di deindustrializzazione di un settore chiave dell’economia italiana e concreto. Occorre mettere in campo tutte le azioni difensive necessarie e guardare soprattutto all’opportunita di rilancio e sviluppo dell’automotive, poiche non solo ha una sua storia, ma possiede un’identita distintiva, una base di competenze e una rete da mettere a sistema”. Infine, le parti sociali chiedono nuovamente di “discutere insieme iniziative urgenti” su temi come ammortizzatori sociali, politiche industriali, regolamentazione, investimenti per il sostegno della domanda, dell’offerta e della formazione.