Transizione ecologica – La Toscana boccia le auto elettriche: “Elitarie e non così pulite”
La Regione Toscana entra a gamba tesa sul tema della transizione ecologica e della mobilità elettrica e lo fa nientemeno che con l’Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale. In un testo pubblicato sul proprio sito, dopo aver dato conto del divieto di vendita delle auto con motore termico voluto dall’Europa per il 2035, l’ente evidenzia come la decisione non tenga conto del fatto che “nelle fasi produttive dei veicoli elettrici l’energia necessaria proviene ancora per la maggiore da fonti non rinnovabili, mantenendo ancora alte le emissioni di anidride carbonica” e sottolinea che Bruxelles ha approvato (in verità, in via non definitiva) “una norma che avrà enormi conseguenze sugli assetti sociali ed occupazionali dei distretti produttivi”, con “conseguenze che avranno risvolti sia sulle scelte energetiche dei Paesi che sugli assetti geopolitici e strategici per accaparrarsi il controllo delle aree geografiche da cui provengono le materie prime necessarie”. Dall’imposizione delle Bev, dunque, l’Arpat desume che “senza un obbligo perentorio, la loro affermazione non avrebbe avuto seguito”.
Il precedente. L’affermazione più decisa, tuttavia, è relativa al fatto che per l’Arpat toscana “il passaggio all’elettrico non implicherà sostanziali miglioramenti ambientali”, come la stessa Agenzia aveva argomentato con un testo pubblicato già nel febbraio scorso nel quale veniva sottolineato come, nel calcolo delle emissioni di un veicolo, si dovesse tener conto del suo intero ciclo di vita, e non solo di quelle allo scarico, con particolarmente riferimento all’energia utilizzata per la sua produzione e per il riciclo delle batterie, in percentuale solo ridotta proveniente da fonti rinnovabili. “Adottando il criterio dal pozzo alla ruota”, scrive l’Arpat, “si scopre che le auto a corrente non sono poi così pulite come si potrebbe pensare: è infatti noto che più le batterie che le alimentano sono grandi, più elevata è la loro impronta carbonica”. L’Agenzia evidenzia come report autorevoli (in particolare quelli della Goldman Sachs) indichino quanto la produzione degli accumulatori sia concentrata oggi in Paesi come la Cina, la Corea del Sud e il Giappone, che basano il proprio mix energetico sui combustibili fossili. Per questo, sarebbe necessaria una tassazione dei beni in ingresso in Europa che tenesse conto della loro reale impronta carbonica, accompagnata da un protocollo riferito al life cycle assessment, cioè alle emissioni dell’intero ciclo di vita del veicolo.
Riflessioni… da Quattroruote. L’Arpat toscana affronta anche gli aspetti sociali della transizione ecologica, pur condividendo “il valore etico della scelta”, e lo fa riportando nel proprio testo un passo integrale dell’editoriale del mese di luglio di Quattroruote, là dove il direttore Gian Luca Pellegrini scriveva: “Il prezzo della decisione di Bruxelles rimarrà tutto sulle spalle dei consumatori. L’automobile tornerà a essere un privilegio, spingendo ai margini del mercato le fasce più deboli”. Anche le argomentazioni successive, pur espresse con parole leggermente differenti, sono le medesime: considerando gli aumenti del costo delle materie prime registrati negli ultimi anni, difficilmente il prezzo delle Ev potrà scendere in maniera così clamorosa da renderle dei prodotti di mass market nel medio periodo, mentre la catena del valore è esposta alle oscillazioni delle speculazioni. E qualsiasi iniziativa rappresentata da aiuti di stato e incentivi continuerà a essere indispensabile per spingere un interesse nei confronti delle auto elettriche “destinato a rimanere marginale ancora a lungo”.
Concludendo L’Arpat toscana termina le proprie considerazioni sottolineando come la scelta del parlamento europeo si basi “su una speranza di cambiamento suggestiva, ma che non fa i conti con la realtà; riuscirà sicuramente a ripulire l’aria delle nostre città, ma è sproporzionata rispetto a ciò che fa il resto del mondo, al diritto alla mobilità della gente e, infine, ai limiti tecnologici: la densità energetica di un kg di gasolio non sarà mai raggiunta da una batteria”. Lunga vita al diesel, dunque, soprattutto in un momento in cui “la scelta della Commissione europea di puntare sull’elettrico e, quindi, sulle fonti di energia rinnovabili s’infrange al momento in cui si trova costretta a puntare sulle fonti fossili, in vari ambiti (industriali, strategici e civili) per affrancarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia”.