Citroën – Pierre Leclercq: “Il futuro del Chevron passa da Oli”

A Milano, in occasione della Design Week 2023, Pierre Leclercq ripercorre la genesi della concept Oli, ultimo passo della ricerca di un’identità di marca iniziata dieci anni fa al Salone di Francoforte con la C4 Cactus. “La Cactus e poi la C3 e persino la C5 Aircross hanno contribuito a delineare la personalità della marca. La nostra forza, però, è anche nella convinzione che questa personalità si possa reinventare ogni giorno. Così, oggi, di quell’epoca conserviamo una certa rotondità delle forme e rifuggiamo da linee complicate, per salvaguardare una certa purezza. Ma in questa morbidezza, adesso cerchiamo di essere un po’ più seducenti, più automobilistici. Allo stesso tempo, però, in contrasto con queste sezioni piene adottiamo dettagli che automobilistici lo sono poco, ma che piuttosto derivano dal mondo dell’elettronica di consumo”.

In produzione già quest’anno. “Fino alla Oli”, continua Leclercq, “si è sostenuto che un’auto non poteva avere linee diritte. E invece questa concept sembra tagliata con il coltello. Il che non significa che vogliamo essere aggressivi. Al contrario, la Oli la gente la fa sorridere. Attenzione, però, questo non significa che sia un giocattolo. Al contrario, ha due obiettivi molto concreti. Il primo è creare una nuova identità visiva. A cominciare dal logo, un cambiamento notevole rispetto agli chevron di metallo che percorrono tutto il frontale”. Il logo e altri elementi stilistici della Oli debutteranno sulle Citroën di serie già da quest’anno, secondo il piano di prodotto. Oltre al nuovo Double chevron, si vedranno anche le luci diurne, che sulla Oli sono uguali davanti e dietro, coerentemente con gli obiettivi del progetto.

 

Design intelligente. “La Oli è infatti un esempio di design industriale intelligente, basato sulla leggerezza, il contenimento dei costi e la sostenibilità”, spiega Leclercq. “Tutte le componenti sono state progettate seguendo questo principi. Certo, quando poi si passa alla produzione, tutto diventa più complicato, ma ciò non inibirà la nostra volontà di spingerci oltre, di proporre idee di rottura. Voglio dire che la Oli adotta anche soluzioni che nella fase di industrializzazione non hanno più molto senso. Quello che conta, però, è continuare a spingere su un’innovazione che sia intelligente, ovvero che costi meno perché è progettata in maniera diversa”.

Il ruolo della Citroën nel gruppo. Con queste premesse, che ruolo spetta e spetterà al Double chevron nelle dinamiche Stellantis, costellazione in cui convivono ben 14 marchi? “La Peugeot e la Opel occupano la posizione ‘upper mainstream’, mentre noi e la Fiat siamo identificati come brand ‘core’. A prescindere dal fattore prezzo, siamo un marchio popolare che tale vuole rimanere. Anzi, tutti i nuovi progetti tendono a renderlo ancora più popolare, ancora più orientato verso le esigenze della clientela”. E, in merito, Leclercq è molto ottimista: “Il futuro è promettente, il futuro elettrico è promettente, il futuro di un’auto popolare e intelligente è promettente. Certo, bisogna fare delle scelte. Non potremo certo offrire display giganteschi (non a caso, sulla Oli, è lo smartphone personale a farne le veci, ndr). Speriamo, però, che la gente ci segua su questa strada”.

Eredi della 2CV. Davanti alla Oli, non si può non pensare a un’antenata illustre come la 2CV. “Ho un’ammirazione profonda per la 2CV”, confessa Leclercq. “I designer e gli ingegneri dell’epoca sono riusciti a collaborare e a rispondere a richieste che non si erano mai viste prima con soluzioni geniali che hanno rappresentato un’evoluzione degli standard dell’automobile. Perché quello che è interessante non è creare una vettura normale e poi eliminare via via contenuti, ma partire con soluzioni di rottura, a prezzi interessanti per il cliente.

Più di un esercizio di stile. Un discrimine, questo, al quale Leclercq tiene molto: “Non farei questo mestiere, se non credessi alla necessità di essere un marchio di rottura. La Citroën dev’essere diversa dalla Fiat, dalla Opel o dalla Peugeot. Per forza. Per questo voglio sottolineare che la Oli non è un esercizio di stile, ma l’anticipazione di progetti concreti”. E di una presa di posizione forte. “Ci sono due tipi di design: quello che crea modelli che devono rimanere in una zona grigia, nella quale nessuno può detestare la vettura e quello della zona nera o bianca, con proposte molto più estreme, polarizzanti, che si amano o si odiano. Preferisco questi estremi all’indifferenza”.